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Balletto di Roma presenta LO SCHIACCIANOCI con la partecipazione straordinaria di Andrè De La Roche


Direzione Artistica Walter Zappolini
Luciano Carratoni presenta

LO SCHIACCIANOCI
con la partecipazione straordinaria di
Andrè De La Roche
nel ruolo di Schiaccianoci/Fata Confetto

Lo Schiaccianoci è divenuto, in un tempo relativamente breve (la ‘prima’ assoluta è il 18 settembre 1892 a San Pietroburgo e il debutto in Italia avviene nel 1938) un balletto popolarissimo, spesso usato – e abusato – come una sorta di ‘strenna’ natalizia, una specie di fiaba gioiosa dedicata all’infanzia. In realtà, Lo Schiaccianoci (a partire dal sulfureo, inquietante racconto di E.T.A. Hoffmann nei Serapionsbrûder) è semmai dedicato, verrebbe da dire, alla ‘tragedia’ dell’infanzia, ovvero al doloroso e traumatico atto del crescere, al difficoltoso abbandono del mondo dei giochi e delle sicurezze familiari, al superamento di quella sfumata “linea d’ombra” che segna il passaggio verso le tortuosità dell’adolescenza… Adottando l’andamento e gli espedienti del thriller e coniugandoli con il linguaggio della danza contemporanea, Lo Schiaccianoci – con la sua dilatazione mostruosa della dimensione domestica, le sue mini-battaglie, la violenza e l’orrore sottesi in tutta la narrazione – si presta a farsi specchio fedele e inquietante delle generazioni odierne, precocemente private dell’infanzia (e quindi del diritto all’innocenza) dall’invadente, ossessiva e indiscriminata informazione dei media, che hanno ormai trasformato la guerra e ogni altra violenza in ‘spettacolo’ da guardare con distratta indifferenza in qualsiasi momento della giornata… Il balletto ottocentesco originario, spesso allestito con grande sfarzo di scene e costumi, pone gli spettatori dinanzi a una lieta festa in famiglia per la Vigilia natalizia con la sua bonaria e sorridente atmosfera, alla felicità della piccola Clara che riceve in dono dal padrino e mago Drosselmeyer un bellissimo schiaccianoci a forma di soldatino, ai dispetti del suo fratellino Fritz che, geloso, cerca di rompere il bel giocattolo a cui la bimba si è già affezionata… Clara si addormenta e vede in sogno il suo amico Schiaccianoci tramutarsi in un Principe che la difende dal truce Re dei Topi per poi condurla con sé in paesi incantati, fino al sospirato luogo delle leccornie, il Konfitürenburg o Regno dei Dolciumi, dove trionfa la Fata Confetto in un celebre divertissement durante il quale sfilano (e danzano) tutte le ghiottonerie che i bimbi possono desiderare per le loro merende: cioccolata, pasticcini, caffè, tè… Alla fine, una magica slitta ricondurrà Clara nel mondo reale, facendola risvegliare dal suo bel sogno. In questa nuova elaborazione drammaturgica di Riccardo Reim appositamente pensata per la coreografia di Mario Piazza, ripristina – con le opportune distanze – il lato noir della narrazione hoffmaniana, immettendo senza freni inibitori la piccola protagonista nella tremenda quotidianità dei nostri anni, dove gli occhi infantili sono costretti ogni momento a spalancarsi sull’angosciante verità dell’oggi e sul suo orrore: Clara viene in tal modo a ritrovarsi scaraventata in una specie di grottesco bordello di gratuite e sconcertanti violenze, dove giochi e balocchi, persino i Fiocchi di Neve e i Fiori del famosissimo valzer assumono aspetti mostruosi e sinistri… Realtà e virtualità si confondono, situazioni e psicologie vengono letteralmente ribaltate: lo Schiaccianoci – qui una sorta di inquietante alter ego di Drosselmeyer, quasi un Mr. Hyde – diviene il grumo di tutti gli incubi della piccola Clara, sinistro personaggio capace di assassinare il fratellino Fritz o di trasformarsi in una felliniana Fata Confetto (simbolo dell’ingannevole ‘dolcezza’ dei malvagi)… Passando di spavento in spavento, Clara, novella Alice con un ‘in più’ di sbigottito candore, si desterà quando ormai l’incubo sembra schiacciarla senza più scampo: ritroverà, sì, i suoi cari, ma vedendoli ormai con occhi diversi; gli occhi di chi – forse ancora confusamente – comincia a intuire che da quegli affetti bisognerà imparare a distaccarsi e a fare da soli. Il tutto narrato secondo le regole e i ‘tranelli’ degli odierni giochi tecnologici: il sogno si sfrangia nell’incubo di un atroce videogame che ingloba e imprigiona la protagonista, annullando ogni confine tra concretezza reale e illusione virtuale, dove non sono più tanto i giocattoli a prendere vita, bensì il giocatore stesso a essere orribilmente trasformato in futile pedina… Ogni possibile ‘riscatto’ andrà dunque cercato secondo tali regole, ma al tempo stesso (ricordiamoci che si tratta di una fiaba e tale deve restare) con i mezzi da sempre a disposizione di ogni creatura umana, ovvero la fede in se stessi e nella nostra parte migliore, uniche vere ‘armi’ per affrontare lo spinoso cammino degli adulti, all’ardua conquista della propria porzione di felicità.
Riccardo Reim

Rassegna Stampa

trentinocorrierealpi.gelocal.it (web) – 27.12.2011 (Katja Casagranda)
Uno Schiaccianoci quasi felliniano
TRENTO. Lunghi applausi hanno accompagnato lo spettacolo di danza “Lo schiaccianoci” organizzato dal centro servizi culturali Santa Chiara nella sua proposta d’arte legata alle feste di Natale e di Capodanno. Una tradizione che raccoglie anno dopo anno un consenso maggiore da parte del pubbloco. La sera di Natale è andato in scena al teatro Sociale, gremito, uno dei pezzi di danza per antonomasia legato al Natale. In scena il Balletto di Roma ha portato uno schiaccianoci inedito dalle atmosfere oniriche felliniane ben lontano dallo “Schiaccianoci” ballato da Carla Fracci o il drammatico e cruento racconto di Alexandre Dumas. Su partiture originali di Caikovskij in cui si apprezza la musica del compositore russo e si riascoltano le arie e le suite, molte di queste rese famose al grande pubblico anche grazie al film “Fantasia” della Disney, il Balletto di Roma riscrive il libretto calandolo innanzitutto in un contesto moderno dove regna la televisione posta in scena ad occupare lo spazio dell’albero di Natale, protagonista di tutto il primo movimento originale dell’opera. Le coreografie prendono forma e colore e hanno saputo trasportare il pubblico nella dimensione onirica di Clara, interpretata da una deliziosa Azzurra Schena che brillava grazie a Josè Perez (già ballerino professionista ad Amici di Maria de Filippi) nel ruolo del doppio ruolo del fratellino dispettoso Fritz e poi del principe in cui si trasforma lo Schiaccianoci, il giocattolo ricevuto da Clara e poi rottole del fratellino geloso che poi durante la notte prende vita nel sogno della protagonista. La trama dell’opera un po’ difficile da seguire al Sociale, ha lasciato il posto però allo spettacolo sul palco che grazie al corpo di ballo, gli interpreti e la notevole performance teatrale di colore dell’ospite Andrè de la Roche ha fatto trionfare l’armonia fra la musica e la coreografia, il movimento e l’atmosfera in un gioco di colori, luci ed emozioni che pur discostandosi dall’originale hanno regalato nella sera di Natale un ulteriore dono per l’anima. Moderna pure la scenografia e l’ambientazione studiata per rendere il continuo cambio scena grazie al contributo della Facoltà di Architettura “Valle Giulia” de “La Sapienza” che dell’albero di Natale attorno al quale si sviluppa tutto il libretto della trama de “Lo Schiaccianoci” originale e che nella versione originale è il protagonista in scena della trama, qui è solo stilizzato e reso grazie ad una luce che si insinua nella fessura ricavata nel pannello a fondo scena che poi si apre e si chiude per far entrare i personaggi del sogno di Clara, quasi ad indicare la magia che, si ritiene, si sprigioni la notte di Natale e di cui albero, presepe, luci e doni dovrebbero esserne pregni tanto da permettere nella notte magica un passaggio fra il mondo materiale e terreno e quello magico “altro”, alimentato dai sogni e desideri dei bambini e dalle speranze e preghiere degli adulti. Fra magia e atmosfere oniriche quasi circensi alla Fellini musica e passi di danza hanno affascinato il pubblico.

Il Messaggero – 20.01.2008(D.Bertozzi)
Libretto di Reim, magia di Ciajkovskij – per “Lo Schiaccianoci“ successo record
Alla fine della prima settimana di repliche Lo schiaccianoci del Balletto di Roma, nella versione coreografica ideata da Mario Piazza su un nuovo libretto del regista e drammaturgo Riccardo Reim, ha battuto un nuovo record: quello assoluto di incassi del Teatro Italia che lo ospita fino a stasera (al Quirino aveva battuto il record di presenze stagionali 2006-2007 del Teatro). Siamo tornati a verderlo, per cercare di capire le ragioni di questo indiscutibile successo, non del tutto prevedibile per la versione irriverente e dark di un balletto per tradizione “superclassico”. Indiscutibile la bravura dei protagonisti – Azzurra Schena, interprete ideale per il personaggio di Clara, Hektor Budlla, ballerino bravissimo e partner impeccabile nel duplice ruolo del fratellino Fritz e del Principe del sogno, e Andrè De La Roche, star televisiva che offre con generosità il suo nome all’impresa e si ritaglia due ruoli su misura, quello dello Schiaccianoci e quello, en travesti della Fata Confetto. Eccellente la preparazione della compagnia, sempre magica la musica di Ciajkovskij. Ma il segreto di questa versione, dalla coloritura fumettistica e un po’ osè, sta nell’equilibrio fra gli ingredienti: una coreografia ben costruita che resta fortemente e intelligentemente agganciata alla struttura della partitura musicale, della quale mantiene il ritmo, ora serrato e incalzante, ora sognante e fuori dal tempo. Se qualche difficoltà di comprensione crea la nuova stesura drammaturgia, la vecchia trama affiora in trasparenza aiutando la comprensione della vicenda. Ci sono giù prenotazione per il prossimo anno. Il successo prosegue.

Il Messaggero – 15.01.2008 (D.Bertozzi)
Lo Schiaccianoci E’ irriverente, molto dark, ma piace al pubblico la nuova versione di Schiaccianoci proposta dalla compagnia del Balletto di Roma, tornata in scena in questi giorni nella capitale dopo le cifre da record che hanno segnato la sua apparizione al Quirino nella stagione 2006-2007: oltre diecimila spettatori e il record stagionale di presenze. Un traguardo notevole per uno spettacolo di balletto per di più ottenuto in un teatro da sempre considerato una roccaforte della prosa. Anche per questa seconda stagione romana – che segue una tournée di grande successo che ha attraversato tutta l’Italia – il pubblico non manca e si dimostra soddisfatto, salutando con calorosi applausi tutti gli interpreti dell’ottima compagnia diretta da Walter Zappolini. Mario Piazza, autore della coreografia, ha lavorato a partire da un nuovo libretto curato da Riccardo Reim, che trasporta nel presente la favola di Clara e Fritz, i due fratellini tedeschi che attendono con ansia l’arrivo del Natale sotto il classico albero (qui assai poco “classico” e rappresentato da un semplice triangolo di lampadine). Clara resta – come nel balletto originale – la protagonista della vicenda e attraversa, durante la notte di Natale, sogni e incubi destinati, al risveglio, a farla sentire più distante dalla sua infanzia di quando si è accoccolata, la sera della vigilia, sotto l’albero. Eccellenti i protagonisti: Azzurra Schena (Clara) e Hektor Budlla (Fritz/Il Principe). Azzeccato anche il doppio ruolo (Schiaccianoci/Fata Confetto) creato per Andrè De La Roche, star della tv e presenza di richiamo per l’intero spettacolo.

Il Sole 24 ore 09.01.2007 (G. Distefano)
Danza: Schiaccianoci nella rivisitazione noir di Reim
Spettacolo di ammaliante confezione visiva – fantasiosi costumi moderni, sfavillio di luci colorate (dal persistente buio, al bianco e nero, al rosso vampiresco della festa) e scenografia di segno barocco – Lo Schiaccianoci di Mario Piazza ha una coreografia neoclassica, veloce, dinamica, che non rifugge dalla narrazione… Elogio in blocco per l’eccellente compagnia che ha in Andrè De La Roche il protagonista del titolo, poi anche Fata entravesti. Sono però i due “bambini” Azzurra Schena ed Hektor Budlla a spiccare per bravura interpretativa. L’albanese Budlla si staglia per capacità tecnica ed espressiva, mutando sentimenti di ingenuità, quando è il capriccioso fratello; di cattiveria, quando si trasforma in difensore del mondo di Clara; di tenerezza quando diventa un principe innamorato e protettivo.

tratto da www.teatro.org – 11.01.2007 (A. Coppola)
“Lo Schiaccianoci” inaugura la Prima Edizione della rassegna Danza d’Autore, progetto che porta la firma di Mario Crasto De Stefano, quale Direttore Artistico del Circuito Campano della Danza, e che è nato per incentivare l’interesse nei confronti della danza e per distribuire gli spettacoli di danza nei teatri campani. Mario Piazza e Riccardo Reim hanno voluto mettere in scena una versione moderna de “Lo Schiaccianoci”, uno dei balletti dell’Ottocento più conosciuto al grande pubblico, ridisegnandolo con il linguaggio della danza contemporanea e adattandolo alle nuove generazioni. Come spiega Andrè De La Roche “la danza non deve essere solo per gli addetti ai lavori ma deve essere rivolta a tutti, dai bambini agli anziani, e questo può avvenire proprio grazie alle reinterpretazioni dei classici”. La storia è meno sdolcinata; non ci si trova di fronte ad una fiaba dai toni dolci bensì ad una narrazione che diviene lo specchio delle generazioni odierne, lontane ormai dal gioco e dall’innocenza dell’infanzia, ma dedite alla violenza e all’orrore. Così, sulla scena ritroviamo, infrangendo tutti i canoni del balletto classico, un murales su cui aleggiano due monitor che proiettano le crude immagini di cui il mondo contemporaneo è diventato protagonista. Fedele all’elaborazione originale del testo resta la musica di Cajkovskij, che, secondo le parole dello stesso Andrè, è l’anima, ancora straordinariamente attuale, de “Lo Schiaccianoci”. Ad interpretare questo classico del balletto, ormai rivisitato, c’è la Compagnia del Balletto di Roma, con i suoi 16 elementi, e la singolare partecipazione di Andrè De La Roche, che impreziosisce la scena interpretando in modo magistrale il ruolo dello “Schiaccianoci”, nel primo atto, e quello della “Fata Confetto”, nel secondo atto. Nonostante la rivisitazione di un classico del balletto così amato possa far pensare ad un risultato che non possa reggere il confronto con l’originale, la messa in scena si rivela unica e singolare. La scenografia, i costumi e le coreografie fanno sì che lo spettatore si senta immerso nella surreale atmosfera, anch’egli partecipe di un sogno; i ballerini incantano lo spettatore con i loro movimenti armoniosi e impreziosiscono la scena con la loro professionalità; l’interpretazione del grande e poliedrico Andrè De La Roche conquista e si resta stupiti dall’agilità e dalla passione che ancora contraddistinguono il grandissimo artista. Ogni parola detta o spesa nei confronti di questa spettacolare interpretazione de “Lo Schiaccianoci” non renderebbe giustizia al lavoro svolto dall’eccezionale De La Roche e dai 16 professionisti del Balletto di Roma. La storia rivisitata continua a manifestare un mondo fatato in cui lo spettatore si perde e si ritrova da bambino. Un mondo fiabesco che si vorrebbe proteggere e che delude qualora lo si riscopre solo un sogno.

L’Unità – 14.01.2007 (R.Battisti)
Uno «Schiaccianoci» dark con la televisiùn che la fa da parùn
Uno Schiaccianoci diverso dal solito, cupamente visionario, dominato da incubi televisivi e da doppi stranianti e maligni che sarebbe molto piaciuto all’autore originale del romanzo ottocentesco, E.T.A. Hoffman. E’ la versione “riletta” da Riccardo Reim per il Balletto di Roma e la coreografia di Mario Piazza. Lo Schiaccianoci di Reim e di Piazza si trasforma così in un carosello allucinato di doppi e di alter ego: il padrino Drosselmeyer che è anche Schiaccianoci e anche una grottesca Fata Confetto (magistralmente interpretata da Andrè De La Roche), una donnona felliniana e ingannevole, simbolo della falsa “dolcezza” dei malvagi. Tra inquietanti immagini televisive, sogni perturbanti e pulsioni oscure per il fratellino Fritz, Clara si appresta a lasciare definitivamente il mondo dell’infanzia, risvegliandosi dal rutilante videogame notturno più consapevole e pronta a saper distinguere la vera natura di chi la circonda. A Roma, lo spettacolo ha fatto registrare il record di sbigliettamento di stagione al Teatro Quirino.

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