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Il Balletto dell’Opéra de Paris fino al 5 aprile 2016 offre in una sola serata 4 pezzi coreografici sublimi e connotati da un filo conduttore ben chiaro: lo stampo della scuola americana.

Questo non deve confonderci, il momento di danza diventa particolare proprio perché Ratmansky si dimostra ‘diverso’ rispetto ad altri approcci precedenti, aprendosi appunto a uno stile che Robbins e Balanchine ben incarnano, nella vecchia scuola e di cui Justin Peck, assoluta nuova generazione, sembra confermarsi sempre più come un degno erede. Quindi teniamo a mente anche la diversità delle generazioni di coreografi uniti in un unico momento, secondo l’impianto dell’ormai ex direttore artistico Benjamin Millepied, che non ha mai fatto mistero del forte impatto della danza americana su di lui e sulle proprie scelte.

La coreografia più vecchia e tecnicamente difficile sia da seguire sia da apprezzare è Duo Concertant di Balanchine; eppure è la più originale, assolutamente “innovativa ad oggi” e geniale. Ma Justin Peck si è nutrito di Balanchine e il suo brano In Creases è indiscutibilmente la sferzata di novità e vivacità della serata, che in se stessa regge sull’armonia dei giochi fra musicalità e danzato, e risulta omogenea, anche se, per esempio, leggermente meno empatica negli altri due brani: Seven Sonatas (musica di Scarlatti) e Other Dances (musica di Chopin).

Ratmansky dimostra una vena lirica e un impatto coreografico con gli scambi, gli incroci veloci dei danzatori e i passi a due, che rendono gradevole la visione e un poco ‘meno russo’ lo stile, rispetto a cosa siamo abituati nelle produzioni europee. Senza togliere nulla alla scena del brano seguente, dove un suggestivo Robbins, permette lirismo e virtuosismo agli interpreti.

Spettacoli in serata unica ma misti non sono di facile gestione. Normalmente i brani non si amalgamano e ognuno offre un approccio individuale, che in alcuni passaggi, anche qui, accade.

In questo caso tuttavia il legante fra loro punta su elementi comuni di particolare rilievo, come accennavo: l’intreccio danza musica, unico nell’astrattismo del movimento, nella vivacità del passo, fino allo sconcertante approccio dei ballerini stessi (come nel brano di Balanchine) o al destrutturante tecnicismo dei passi di Peck, per me incredibili (musica P. Glass) e agli strumenti musicali in scena.

Oltre alla passione personale per serate così pensate, mi premeva darvi un primo accenno di “Duo Concertant”, proprio perché qui è inserito in un contesto particolare e si esalta nella sua unicità; così come nell’assoluta unicità ne parleremo prossimamente su iodanzo, in ‘Marghe e Stef’.

Stefania Sanlorenzo

https://youtu.be/2IqHkRt1F18 (Duo Concertant P. Martins- K.Mazzo / versione lunga)

https://youtu.be/DPj9W46OqCg (Seven Sonatas)

https://youtu.be/5FCle8HXU_Q (In Creases, presentazione)

https://youtu.be/Tu2dJyr-GRI (Other Dances)

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