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Tutti coloro che appartengono all’ambiente coreutico conoscono ormai l’iniziativa “Mi sono diplomato in danza” che tanto ha fatto discutere i professionisti del settore e che, a Danzainfiera 2016, ha avuto grandissimo risalto. Noi di iodanzo.com abbiamo incontrato Amalia Salzano, coreografa, insegnante di danza e soprattutto Presidente dell’ A.I.D.A.F. (Associazione Italiana Danza Attività di Formazione) FEDERDANZA – AGIS, per cercare di mettere insieme a lei un po’ di ordine nel caos che da molto tempo si riscontra.

Ci parla della Campagna “Mi sono diplomato in danza”?
“Mi sono diplomato in danza” è una campagna informativa dal titolo volutamente ironico e provocatorio e  il sottotitolo è ‘Diplomi, brevetti e false abilitazioni’ ed è stata ideata da A.I.D.A.F. l’associazione della quale sono Presidente. 
Da molti anni ci occupiamo di formazione e della tutela della stessa e ci stiamo battendo affinché si arrivi ad una regolamentazione del settore coreutico.  In Italia, infatti, non vi è alcuna legge che stabilisca che per insegnare danza sia necessario un percorso formativo ed un titolo di studi. Purtroppo si sa che dove non esiste una legge, prolifera di tutto, e questo ha fatto sì che si sia creato un vero e proprio commercio di certificati, diplomi e brevetti di maestro di danza, a volte anche molto costosi, che, naturalmente, incidono economicamente sulle famiglie  dei ragazzi che studiano danza.
Il nostro obiettivo in tutto questo caos è quello di chiarire  un principio basilare da cui non si può prescindere: che in Italia nessun titolo rilasciato da nessuno è riconosciuto dalla legge o ha alcun valore legale tranne quello rilasciato dall’Accademia Nazionale di Danza di Roma. A tal proposito va fatta una precisazione: l’Accademia è entrata a pieno diritto nell’ambito dell’alta cultura, diventando parte di Afam,  vedendosi così riconosciuto il livello universitario e rilasciando diplomi di tale livello. Questi diplomi sono spendibili nella scuola pubblica, cioè nei licei coreutici. Ma non risolvono il problema del settore privato dove resta tutto nel caos.
Noi vogliamo invitare i nostri utenti a fare attenzione e a diffidare dalle offerte fantasiose che promettono un diploma di insegnante di danza in due/tre weekend, innanzitutto perché nella danza, come in tante altre arti, le vie brevi non sono possibili, sono necessari anni di studio, e in secondo luogo, perché siano consapevoli che, comunque, il titolo conseguito non avrà valore legale.
Si possono seguire corsi di formazione o perfezionamento, e ne esistono di validissimi, ma con la consapevolezza che saranno utili per il curriculum e, soprattutto, per accrescere il proprio bagaglio formativo. Ma che i titoli eventualmente rilasciati non avranno alcun valore legale!
C’è un caso che portiamo sempre ad esempio per far capire quale confusione ci sia in Italia: il Corso per Insegnanti di Danza Classica organizzato dall’Accademia Teatro alla Scala, corso prestigioso che dura due anni più un terzo di perfezionamento, non è ancora stato riconosciuto dallo Stato.
Purtroppo lo stesso discorso vale per i diplomi conseguiti dai danzatori. Anche il percorso formativo di altissimo livello delle Scuole di ballo degli enti lirici, Teatro alla Scala, Teatro dell’Opera di Roma e Teatro di San Carlo di Napoli, non è riconosciuto dallo Stato, anche se all’estero sono riconosciuti come titolo di accesso a tutte le audizioni delle principali compagnie internazionali per il prestigio della formazione che offrono tali scuole.
“Mi sono diplomato in danza” nasce quindi per dare una giusta informazione a chi queste cose non le sa e anche per scuotere un po’ il settore dal torpore in cui versa da anni, e in cui ciascuno continua, spesso, ad andare avanti senza preoccuparsi dei diritti della nostra professionalità e della bolgia in cui siamo costretti a lavorare, senza poter offrire garanzie neanche ai nostri utenti.

Quindi ora come vi state muovendo per far approvare una legge o portare un miglioramento?
Dal momento che la figura dell’insegnante di danza non è riconosciuta giuridicamente, fiscalmente o contributivamente, stiamo lavorando molto a livello istituzionale. Attraverso l’AGIS abbiamo avviato rapporti intensi con i Ministeri, sia il  MIUR che il  MIBACT, perché la danza, tra l’altro, non ha mai avuto un preciso referente istituzionale. Noi sosteniamo da tempo che sia importante che, nel nostro caso,  interagiscano entrambi i ministeri citati. E iniziamo a vedere i frutti del nostro lavoro certosino di anni. Lo scorso 22 Dicembre 2015, i ministri Franceschini e Giannini, in conferenza stampa, hanno espresso la volontà di istituire un tavolo congiunto tra i due ministeri e durante la conferenza si è parlato di una legge per il  riconoscimento di alcune eccellenze nell’ambito delle arti, prima tra tutte l’Accademia alla Scala, la Scuola Superiore di Cinematografia etc.
Recentemente è stato presentato un nuovo disegno di legge governativo che ci ha dato grande entusiasmo! Il disegno nasce come riforma del cinema e anche dello spettacolo dal vivo. Nella parte sullo spettacolo dal vivo si prevede una revisione dell’Accademia Nazionale di danza, delle Scuole di ballo degli Enti Lirici e delle scuole di danza (private!). Ora la legge è all’esame del Senato e confidiamo che vada velocemente avanti. E con i decreti attuativi si potrà finalmente disegnare e riordinare questo settore. E sarà una svolta davvero epocale.
Siamo soddisfatti del lavoro che stiamo portando avanti, grazie al quale, finalmente, si inizia a capire che è un settore totalmente abbandonato, ma allo stesso tempo importante e che non può più essere lasciato in questo caos.
L’art.33 della costituzione recita che “l’arte è libera e libero ne è l’insegnamento“. Il principio è sacrosanto. È vero che l’arte è libera e deve rimanere tale. Ma questo vale quando si parla di creatività. Quando parliamo di didattica e formazione e lavoriamo con bambini o adolescenti, che si trovano nel delicato percorso della crescita fisica e psicologica, questo lavoro non può essere affidato a chiunque. È fondamentale che gli insegnanti seguano un percorso di formazione stabilito dallo Stato, come ad es. in Francia, dove c’è una legge che obbliga coloro che vogliono insegnare danza, a seguire un percorso al termine del quale si consegue il diploma di Stato. Tale percorso dura tre anni e con tre percorsi specifici: classico, jazz e contemporaneo ed esistono Centri di eccellenza riconosciuti dallo Stato che si trovano su tutto il territorio, per consentire a tutti di poter studiare! Non vedo perché non dovremmo poter seguire questo esempio anche noi!

Molte scuole di danza, per questioni fiscali, sono inoltre inquadrate come Associazioni Sportive Dilettantistiche e affiliate al CONI, quindi equiparate alle scuole calcio o altre realtà sportive. Questo non crea confusione?
Si, certo. Innanzitutto  la danza non è uno sport, ma un’arte. Inoltre il CONI, essendo un Ente giuridico,  impone ai propri federati corsi di formazione e aggiornamento. Poiché le  scuole di danza sono diventate, in gran parte, ASD, anche loro devono sottostare a tali regole e seguire corsi proposti dal Coni o dagli Enti di promozione sportiva. Questo ha fatto sì anche che proliferassero corsi per insegnanti di danza che rilasciano Diplomi o Brevetti organizzati dal settore sportivo (Coni e Enti di promozione sportiva).
A tutta questa confusione si aggiungono anche le Regioni che, negli ultimi anni, nella loro autonomia, occupandosi di formazione professionale, stanno inserendo anche corsi per insegnanti di danza,  nell’ambito delle ‘professioni’ attraverso i corsi di formazione professionale, accreditando dei centri sul territorio per organizzarli. Noi sosteniamo fermamente che questo alimenti ancora di più il caos e che, comunque, sia un percorso sbagliato, perché è necessaria prima una legge nazionale a tutela e garanzia di uniformità, in base alla quale poi, in seconda battuta, le regioni potranno intervenire sul proprio territorio.
Tutto questo sta creando un delirio all’interno del panorama nazionale fino ad arrivare a delle vere e proprie follie come quella della Regione Sicilia in cui è stata emanata una legge regionale che stabilisce che i direttori delle Palestre e delle Associazioni Sportive Dilettantistiche debbano essere diplomati ISEF (cioè insegnanti di ginnastica). Questo naturalmente vale anche per le scuole di danza che sono ASD, per cui in queste scuole l’assurdo è che tale ruolo non può essere ricoperto da un laureato in Accademia!
Tengo a precisare un’ultima cosa. Noi non facciamo battaglie contro nessuno. Sappiamo bene che le  migliaia di scuole di danza, operanti capillarmente su tutto il territorio nazionale, colmano il vuoto nell’offerta formativa italiana e contribuiscono in maniera sostanziale alla promozione, allo sviluppo e alla diffusione della cultura nel nostro Paese, ma, finora, senza nessun sostegno e attenzione da parte dello Stato. E quindi ci battiamo affinchè il nostro settore così abbandonato possa finalmente riacquistare una dignità professionale che consenta a tutti di lavorare con serietà e che crei anche presupposti migliori e concreti per i giovani che si avvicinano a quest’arte e per il loro futuro.
Concludendo spero davvero che si crei una maggior condivisione e compattezza nel settore a sostegno di questo difficile lavoro che stiamo svolgendo nell’interesse e per la tutela di tutti.

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