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Ho sempre pensato Stef, forse erroneamente, che la più alta forma di intelligenza fosse l’adattamento rispetto alle cose della vita.
Quella certa capacità che ci permette in maniera liquida, di prendere le forme che occorrono per non rimanere schiacciati sotto forme dogmatiche anacronistiche, elaborando strategie nuove e più funzionali rispetto a quelle che abbiamo dovuto abbandonare. Insomma il mio motto non è mai stato “Duri e puri” ma ” Molli e bastardi”.
Sto dicendo delle banalità; lo so bene che voi lo sapete bene, ma tutta questa ragionevolezza, quando si toccano dei punti cardine delle nostre passioni, l’ho vista andare bellamente a fare un bagno sul Baltico.
Ora…. mi scuso dell’intrusione ma la Marghe aveva detto che il cappello introduttivo lo facevo io: perciò mi ha fregato. La puntualizzazione non serve a niente, se non a farmi dire che la penso esattamente come lei; e che considero questa adattabilità della mente una delle forme più belle della ‘ratio’ umana (?), (Kant me lo concederebbe….) comunque dell’essere umano in quanto tale, perché poi di “tali umani” non è che ne incontri tantissimi nella vita, ma se te ne capita qualcuno, puoi considerarti fortunato. Ecco, lo concedo. Eh! Il mio ego aveva bisogno di esprimersi al riguardo. Adesso taccio perché lei vada avanti e lei è sicuramente la più “fluida” delle due, in ogni senso. Per dire in un développé, in un cambré, in un port de bras…. Vabbé è chiaro.
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L’altro giorno girellavo sui social facendo andare i pensieri, augurando buoni compleanni, salutando amici vecchi e nuovi, postando foto e video di micini spiritosissimi che cadono da un lampadario mentre l’idraulico ahahah, va beh… Mi capita di leggere, da parte di un mio contatto, una frase perentoria, chi non ha dubbi mi inquieta sempre un poco e, in genere, lo ignoro. Questa volta non sono riuscita. Ve lo dico è una sciocchezza; si inveiva con toni assoluti verso le proiezioni di balletto al cinema.
Spiego se per caso qualcuno avesse partecipato all’isola dei famosi durante questi ultimi 2 o 3 anni. Da qualche anno è possibile vedere al cinema, alcune prestigiose “prime” , di altrettanto prestigiosi teatri e compagnie, tra i quali a braccio cito: Royal Ballet, Operà di Parigi, Bolshoi e Marinsky per dirne alcuni che hanno di per sé fama di realtà di nicchia e provincia. Vengono trasmessi in diretta oppure in differita (dipende dalla geografia e fuso orario, ovviamente), anche nelle sale più piccole che aderiscono al circuito, e non solo danza ma anche produzioni operistiche di pregio. In genere sono balletti di repertorio ottocentesco oppure novecentesco (sì, esiste anche un repertorio novecentesco, urrà!), altre volte mega produzioni fatte da coreografi neoclassici che affrontano qualche titolo gradito al grande pubblico. La qualità delle immagini è ottima; non c’è alcun montaggio tranne una regia fatta sul momento spostando inquadratura da una telecamera all’altra, come peraltro farebbe il nostro occhio se fossimo lì.
NON SI TRATTA DUNQUE DI UN FILM.
Non ha nessuna analogia con un film, se non i pixel e il luogo in cui viene proiettato. Le ragioni di tanta contrarietà nei confronti di queste operazioni quale sarebbe allora, di grazia?
Sempre io, l’alter-ego, scusate, adesso la cogliete la sua ‘fluidità’, sì? Volevo sincerarmene prima di proseguire.
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ANDARE AL CINEMA A VEDERE UN BALLETTO DISINCENTIVEREBBE AD ANDARE A TEATRO!!!

Bene. Perché?
No, seriamente, perché dovrebbe? Ora Stef, facciamo che io ti dico i contro e tu i pro. Sembriamo matte. Ah già, lo siamo…
Sì, Marghe. Da qui in poi, consiglierei la visione a un pubblico permeabile (quella capacità di assorbire i liquidi, anche detti fluidi…. Okay!)
GIOCO DI RUOLO:
M- Se la gente si abitua ad andare al cinema, non andrà più a teatro.
S- Sicuro! Infatti, guarda, ho appena prenotato due posti per Londra; la prossima settimana c’è la prima della “Figlia del faraone” con la Zakarova. Noi ci andiamo coi pattini. Siamo nei palchi di ultimo ordine, dietro a una colonna, non si vede benissimo, ma si sente da dio.
M- Il cinema deve fare il cinema!
S- Beh certo, Marghe, il bowling non viene bene al cine, ci sono troppe sedie. Come se il teatro facesse solo il teatro, come se la danza fosse fruibile solo a teatro, non più da almeno trent’anni, svegliati… Anche le grandi compagnie fanno produzioni site specific.
M- Si perde la tridimensionalità dei corpi.
S- Sì, Marghe, usa lo sguardo laser da dietro la colonna. E poi hai bisogno di vedere la stilla di sudore dalla fronte di Marianela Nunez, tu?
M- Io no, ma pensavo che tu, che sei pignola… Insomma poi cosa diciamo della funzione sociale del teatro: la comunità che si incontra, per esempio.
S- Cinemino in piazzetta su sedia per scogliosi. Porto da anni i figli a un piccolo cinema per lo spettacolo del pomeriggio. Anche troppa socialità, si viene a sapere tutto di tutti, e il sedere quadrato. BASTA; già dato!
M- Il pericolo è per i non addetti ai lavori, che poi alla fine credano che quello è il teatro!! Che non capiscano la differenza.
S- Mah… Chi lo ha detto che quello NON sia TEATRO? Visto meglio e con produzioni che sarebbe difficilissimo e costoso vedere altrimenti, per giunta.
M- Insomma la tecnologia, tipo youtube, non ha portato più cultura e amore per la danza, ma il contrario, perché la gente se la guarda da casa.
S- Che cosa dici? Se noi da piccole aspettavamo a gloria “Maratona d’estate” per riuscire a vedere un balletto. Secondo il tuo ragionamento per vedere “Trio A” della Rainer hai due opzioni: prendi un aereo, vai alla videoteca del Lincoln Centre e ne fruisci, oppure anche meglio, prendi un attimo la macchina del tempo e approdi negli anni ’70, che così trovi anche la Trisha sui tetti. Mah, la funzione museale e d’archivio Marghe!!? La divulgazione passa da lì.
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Fa davvero specie che chi fa questo lavoro non abbia minimamente ponderato il fatto che spesso vedere un classico al cinema sia meglio che non vedere nulla. Credo che ognuno arrivi ad amare la danza per vie personali, non vedo perché si debba escludere questa .

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– Stef mi hai convinta, molli e bastarde!

– Certo, Marghe, fino alla FINE ;)

Margherita Mana e Stefania Sanlorenzo

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