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di Stefania Sanlorenzo by Marghe&Stef

Oggi mi chiedo quale sia la predisposizione d’animo adatta al teatro. Oppure se ne esiste davvero una specifica rispetto ad altri eventi che possano coinvolgerci.
Di “coinvolgimento” comunque vado a parlare.
Per KIDD PIVOT//ELECTRIC COMPANY THEATER, il soggetto è stato scritto da Jonathon Young e lo spettacolo coreografato e diretto da Crystal Pite. In scena sei performers diversissimi fra loro e in un’amalgama di stili tecnicamente eccellenti, si muovono e recitano in un susseguirsi di quadri più forti o più distesi, in un continuo mutare, per cui in due ore sei trascinato letteralmente su quel palcoscenico. Non c’è alcuno stacco fra loro e lo spettatore. Io sono allibita. Con un titolo tutt’altro che descrittivo, e un parlato in inglese (seppur tradotto in scritte sovra-impresse) comincio seguendo uno spesso cavo elettrico che come un’anaconda gigante si muove in volute a terra o su di una parete, quella stessa che ruoterà di 90 gradi e sarà poi staccata dalla struttura come una tela dalla cornice di un quadro.
BETROFFENHEIT è un sostantivo femminile in lingua tedesca che può essere tradotto con l’italiano “sgomento”; il titolo di uno spettacolo in Prima Nazionale introdotto nella stagione TORINODANZA FESTIVAL, MAGGIO 2018, presso le FONDERIE LIMONE MONCALIERI, con il sostegno del Gouvernement du Canada e dell’Ambassade du Canada.


Non faccio critica né giornalismo di settore. Sono semplicemente stata una ballerina da giovane e una docente un poco prima e un po’ in questi ultimi anni: mi interessa la composizione coreografica con o meno un lavoro di regia, se intendiamo assemblare in una storia diversi pezzi coreografici, destrutturando un testo già esistente o scrivendo un soggetto nuovo. Quale impatto posso avere io è di facile comprensione: sono immersa nel mondo dinamico della danza e del teatro su una via di ricerca e sperimentazione in continua evoluzione. Tecnicamente si potrebbe anche dire che ho un approccio estetico generico e una visione decisamente ‘contemporanea’ delle diverse forme di espressione danzata in stretta simbiosi, dove richiesto, con la recitazione, il canto, la musica, l’uso della luce e della fotografia… compreso lo studio degli effetti speciali scenografici e non solo coreutici. Perché mi piace così.
Da uno spettacolo a teatro non mi aspetto soltanto che sia ben fatto o di alta qualità, mi aspetto innanzi tutto che mi catturi: la mia attenzione sensoriale e intellettuale deve ricevere dei segnali precisi. Non devo annoiarmi, non devo cercare di fuggire via senza farmi vedere.
Marghe avevi ragione: sono rimasta ‘folgorata’ da quei cavi, dalle luci e dalle parole così piene e presenti e unite a un danzare in cui il movimento è uno studio espressivo globale. Danzavano i corpi mentre la parola manteneva il pathos in perenne sospensione.
Come sopravvivere a un trauma….. con sgomento: reagisco, mi immobilizzo, parlo, sto zitto, sono fermo, no! fuggo, no! rimango…. Sta succedendo adesso? No?! Quando?
Un crollo? Può darsi, ma serve una reazione. Forse…
“Che cosa diciamo?”
“Come reagiamo?”
“Non reagire”
“UN’AZIONE SBAGLIATA PORTA NELLA DIREZIONE SBAGLIATA E VERSO IL RISULTATO FINALE SBAGLIATO”.
….[…] La voce parla, lui risponde…
Tutto è incalzante: una stanza e un sistema. Un posto fisico e uno mentale.
Sgomento per un FATTO ACCADUTO
Sgomento per come o se e perché si debba reagire.
Sgomento è in quella stanza, non ora… il passato. Nono, ora. Adesso. Io.
Dunque? Qual è la predisposizione giusta per il teatro? Non credo ce ne sia una sola. Una di partenza sì, la voglia di mettersi in gioco.
La mia?
L’ATTESA.
Marghe? Ascolta
Marghe? Raccontaci chi è Crystal Pite: bionda, occhi azzurri, bellissima, sui 47 anni, canadese ….coreografa.
Marghe, chi è Crystal Pite?

ph: Michael Slobodian

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