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Il libro, scritto dal danzatore e coreografo Alex Imburgia e edito da Viola Edizioni, mi è giunto con una bellissima dedica: l’augurio che potesse emozionarmi come è successo a lui nel scriverlo. È accaduto senza alcun dubbio.
TUTTI, e ripeto: TUTTI i danzatori professionisti o coloro che nella danza in un modo o nell’altro ci lavorano, sono passati dal periodo dei saggi. Alcuni lo ricordano come un momento spensierato, quando le responsabilità non erano troppe, altri come me, lo ricordano come le prime volte in cui faceva capolino la certezza che l’amore non era per il palcoscenico ma per il “dietro le quinte”. E tutti ricordiamo perfettamente le prime emozioni, le prime invidie, a volte i primi amori.

È questa la missione del libro di Alex, quella di riportarci a casa e di farci scendere una lacrimuccia verso il finale.
Non un thriller psicologico, ovviamente, ma nemmeno è l’intenzione, quanto un puro e vero momento di vita, che non si risparmia un po’ di sane e giuste batoste nei confronti dei genitori che al giorno d’oggi troppo si mettono in mezzo quando si parla di educazione dei loro pargoli ottenendo il livello di maleducazione di cui tutti siamo ben consci, che si concentra sulla ben precisa differenza tra ‘Insegnante di danza’ e Maestro, e della funziona che l’uno o l’altro hanno nella nostra vita, fino ai momenti didattici come quando spiega alle giovanissime allieve la derivazione dell’utilizzo dell’augurio MERDA MERDA MERDA (che non tutti sanno).

Un libro che scorre in fretta, che lascia molto e che ti fa venire voglia di ritrovare più spesso quella leggerezza.

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