fbpx

di Massimiliano Craus

E’ passata anche la Giornata Mondiale della Danza 2019 in lungo e largo per la Penisola eppure l’atmosfera artistica e culturale del festival “piccolo concorso Giosuè Carducci” è ancora viva nei borghi che furono cari al poeta ed a tutti i testimoni di sabato 27 aprile. Una giornata pregna di emozioni, forse anche più che nella prima edizione del 2018. Evidentemente il solco tracciato lo scorso anno ha arricchito oltremodo il bagagliaio della direzione artistica e delle aspettative dei presenti, grandi e piccoli. E quest’anno la commissione con Paola Jorio (direttrice della Scuola del Balletto di Roma), Francesca  Frassinelli (Coordinamento esterno DAF – Dipartimento Danza Contemporanea) e Gloria Chiappani Rodichevski (scrittrice e giornalista fondatrice del portale di arte e cultura “Morfoedro”) ha decretato su tutti i nomi delle due giovani donne Giorgia Di Marco e Laura Carassale. Ma andiamo con ordine, ricordando intanto tutti quei giovani talenti che hanno destato impressione negli ambiti artistico e culturale del “Giosuè Carducci”, esattamente come nelle corde di Rosita Morelli ed Ivano Serni. Cominciando da Aurora Scarpa di Elba Danza, interprete del pizzicato tratto da “Harlequinade”, Silvia Fattorini di Etoile in “Paquita” per il classico. Per quanto concerne il repertorio contemporaneo si sono messi in bella mostra Kayla Papini di Dimensione Danza con “Dove il mare luccica”, Valentina Camici di ABC Danza con “Istanti”, ancora Kayla Papini in coppia con Beatrice Tonelli con “Matematicamente” ed ancora anche Valentina Camici, in coppia con Sara D’Amicis con “Sfida”. Per la chicca poetica del “Giosuè Carducci” si è segnalato il titolo “L’infinito” ad opera di Underground Dance Studio mentre la pluripremiata Giorgia Di marco si è distinta con l’interpretazione di “Ho sceso…” sempre sotto l’egida di Underground Dance Studio. Per quanto concerne invece la sezione autoriale del “Giosuè Carducci” si è imposta ben due volte l’ensemble SiDanza con “Viaggiate noi” ed “Apres le cafe” nelle coreografie di Allyne Veraz. La migliore coreografia tirata fuori dal cilindro della commissione 2019 è “L’attesa in attesa” a quattro mani di Laura Carassale e Marina Setti dell’ensemble Dimensione Danza mentre il talento più cristallino individuato tra i tanti presenti sul palcoscenico carducciano è Valentina Balderi ancora di Dimensione Danza. Infine il Premio della critica assegnato da Gloria Chiappani Rodichevski è andato a Giorgia De Marco. E partiamo proprio da lei per ricucire lo strappo emozionale che c’è stato in scena e che oggi proviamo a raccontare con le sue stesse parole a caldo:

era quasi un anno che non calcavo un palco di persona, perciò ho scelto il “Giosuè Carducci” per rimettermi in gioco, soprattutto per mettermi alla prova affrontando musiche e temi non conformi di norma allo stile della danza hip hop. Ascoltando le varie tracce proposte dalla direzione, mi sono immediatamente innamorata della poesia “Ho sceso dandoti il braccio” di Eugenio Montale. Non ho nemmeno avuto bisogno di ascoltare le altre, lei era quella giusta, purtroppo. Dico purtroppo perché l’ho voluta dedicare alla perdita di mio nonno, avvenuta solo due mesi fa, per la prima volta nella mia vita ho provato l’immenso dolore della perdita di una persona cara, un dolore che ancora non riesco a scrollarmi di dosso. Ho scelto di ballare con i suoi occhiali, vecchi e rigati, dai quali non si separava mai. Quegli occhiali sono stati proprio come “le sole vere pupille” del testo poetico che mi hanno guidato in tutti quei momenti vissuti con lui e, proprio così, ho deciso di farmi guidare da mio nonno anche durante la coreografia scegliendo di improvvisarla tutta, seguendo il sentimento ed i ricordi. Eravamo solo io e lui. Lui che ha deciso di guardarmi e di guidarmi, forse, per l’ultima volta.

Stesse emozioni vissute grazie a Laura Carassale, protagonista con la sua coreografia “Sala d’attesa”. La spezzina ha riprodotto in scena una miscellanea artistica tipica della sua formazione che va dalle danze sportive all’hip hop passando per il classico, Graham, Cunningham e Limon. La stessa coreografa ci ha così raccontato la sua “Sala d’attesa“,

infatti quella vista al “Giosuè Carducci” è l’apertura dello spettacolo “Sala d’attesa ed altre partenze” che verrà presentato il prossimo 25 giugno. Questa coreografia è stata costruita per rappresentare il tema centrale dell’intero spettacolo, la follia individuale, in un contesto d’attesa metafisica di qualcosa che deve arrivare e non arriva mai. Trova paradossalmente un ordine, un significato inatteso mentre la coreografia ribalta diametralmente il senso . Così l’invito a fare silenzio, ad ascoltate prima di parlare, ad accogliere prima di pretendere di essere accolti: è un messaggio folle e umano, l’unica speranza di riuscire a non attendere invano. La musica di Hugues Le Bars mi è apparso subito un vestito straordinariamente cucito all’occorrenza. I suoni grezzi e vocali, la ricchezza di note e ritmi si intersecano alle cellule impazzite della sala d’attesa, trovando un universale armonico delle differenze.

Related Posts