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Tanti giochi funzionano per una semplice questione di RITMO.
Per esempio io ho riscoperto, quasi per caso una sera, uno dei cinematografi più conosciuti del centro della mia città e saputo che molti mercoledì, se non tutti, sono dedicati all’APPROCCIO CINEMATOGRAFICO al TEATRO (sia in diretta sia in una normale proiezione). E ora vedo di continuare ad andare, incuriosita da questo dualismo ormai non più nuovissimo, che è appunto il teatro al cinema, in varie forme. Dunque vi parlammo la Marghe ed io dello “Schiaccianoci”; io, invece, ho assistito proprio recentemente alla diretta di “Racconto d’Inverno” con delle amiche, sempre dalla Royal Opera House di Londra …. Nel mezzo ho visto due, usando un termine un poco arcaico, “documentari”: il primo su Polunin, il secondo su RESET – Storia di una creazione. Febbraio 2018: 33 minuti di coreografia per 16 ballerini in scena all’Opéra de Paris, nella creazione di “Clear, loud, bright, forward” che risale al periodo di residenza (2014-2016) del ballerino e coreografo Benjamin Millepied, come direttore artistico dell’Opéra National de Paris.
Non ci sono code per questi spettacoli, la sala è vuotina. Siete sicuri di avere così tante altre cose da fare? Parlo con un pubblico immaginario, ovviamente, quanto mai potenziale.

Allora io sono diventata astemia, crescendo, perché da bambina, avendo sangue monferrino mischiato a sangue etrusco e triestino, bevevo. No! Non bevevo ma avevo una certa qual attitudine a intendermi di vini buoni. Comunque il punto è che adesso mi sono imposta di bere un poco di birra in compagnia. La Marghe sarebbe fiera, visto che ho iniziato ubriacandomi da lei con un bicchiere di birra al chinotto. A casa ho provato con quella al limone e credo che la limonata di mia nonna fosse più alcoolica, ma non lo sapevo. Non so bene neppure io cosa possa avere attinenza tutto ciò con la danza, ma con il ritmo, sì. In tutte le cose che facciamo o che decidiamo di fare, bisogna darsi un ritmo o trovarlo, riconoscerlo, sentirlo…. mettetela un poco come vi pare.
Quindi perché l’approccio alla DANZA continua a essere così faticoso?

Abbiamo appurato che TV e social non vengono molto incontro almeno alla nostra personale idea di danza, insomma qualche passo avanti è stato fatto (ma considerando la chiusura delle compagnie di balletto degli Enti Lirici…. è difficile essere positivi e propositivi) nel dire che la COMUNICAZIONE difettava e qualcuno cerca in effetti di occuparsene, non a vanvera ma in modo serio e semplice. Che sarebbe l’approccio giusto.
Quello errato? Farne un settore avulso dalla realtà. Il balletto del perbenismo, la danza solo per intenditori, un miscuglio disomogeneo di ricerca e sperimentazione dove il bello sta sul fondo di un bicchiere su cui galleggia il brutto. E, ahimè, l’incompetenza.
Tasto dolente che non vorrei toccare, momento di crisi anche nel settore chi insegna cosa e a chi e come e perché e con quale qualifica, per cui io sono diplomata alla RAD ma non ho studiato basket e pallavolo se non alle medie, quindi una scuola di danza magari non posso averla.


Prendo fiato e resetto un poco il tutto per recuperare Monsieur Millepied, che stava ancora all’Opéra. Ancora, perché sono riusciti a mandarlo via.
Temo di non essere politicamente corretta quest’oggi, per questo cederò la parola alla Marghe, che nelle DINAMICHE DI GENERE è perfetta, sotto ogni punto di vista.

Vi dico solo che era interessante il film su Benjamin Millepied perché, seppur edulcorato, mostrava quella che potrebbe essere la vita dei ballerini in una grande realtà, importante come quella dell’Opéra. Un contesto magnifico nel quale storia arte e cultura diventano un unicum con il lavoro quotidiano, la vita di persone non comuni, i danzatori, ma che vivono nella realtà come tutti noi. E poi hanno la possibilità di “possedere” questo strano mondo della danza.

Lo ammetto, mentre osservi cosa fa e cosa pensa il coreografo ti dimentichi della vita fuori e ti fai prendere dal suo ritmo e da quello di tutti coloro che vi ruotano attorno. E muta spesso. I livelli sono tanti, con tante sale da raggiungere e scale. Gli impegni non mollano mai; ci sono codici da rispettare in una sede istituzionale di così antico e alto prestigio. Stili? Millepied ha il suo mondo rivoluzionario in testa: fatto di suoni, musica, passi, appunti di pensieri che diventano forme. Forme in movimento un minuto dopo l’altro fino al trentatreesimo.
Applausi.

***

Cosa non funziona?
Ne parliamo con Margherita. Benjamin è decontestualizzato. E quindi a noi stesse (spettatrici) manca un CONTESTO che faccia risaltare il suo lavoro. UN CONTESTO ‘FUORI SCENA’ parrebbe la sua realtà creativa più confacente alla sua mente .
Per spiegarci meglio vi mostriamo due video coreografati da Monsieur Millepied.

1- link al video
Del regista Alejandro Innàritu: sequenza esterna con polvere sterpaglie… ecco c’è una scenografia che sospinge i movimenti, dà volume alle forme.

2- https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3Dl_vj5JOyS-Y&h=ATPK-Nw_ZljwzF0BYMzxHW3sHB3E2JnpRzex7JfCQzrwbkivcwewVe8Cwxh81mWMa0ygxJgOic4Itk_Xci016BIwg4ZY4f2agp79wJMy2827ulCKdw

Qui invece è la danza stessa che individua il suo spazio: la Marghe dice che il movimento cerca lo spazio (stretto o ampio, con un oggetto come un tavolino), individua la luce e le sue rifrazioni, così otteniamo CONTROLUCE e PAUSE.

Questa poi è VIDEO-DANZA, solo così per ricordarvelo, di qualità (no, perché ora i video li fanno tutti… cioè fanno riprese di qualsiasi cosa….).
Forse Benjamin Millepied non andava imbrigliato. Ha bisogno di stimoli non di catene istituzionalizzate.
Credo ancora che sia proprio questione di RITMO.

Stefania Sanlorenzo e Margherita Mana

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