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Il 28 e il 30 dicembre del 2014 e poi il 4 gennaio del 2015 il coreografo di fama internazionale Giorgio Mancini torna all’Opera di Firenze per una serata speciale cui dedica una passione già sondata in passato: l’amore fatale fra Tristano e Isotta, in una versione coreografica completamente nuova e in prima assoluta.

La serata prevede anche il II Atto di ‘Giselle’ (2013) da lui firmata per la compagnia di balletto fiorentina (Maggio Danza), nelle scene più innovative ed eteree, che hanno esaltato la rivisitazione del balletto classico tradizionale, connotandolo di un pathos molto più moderno e intrigante oltre che struggente.

La prima considerazione è sicuramente legata ai due interpreti di “Tristano e Isotta”, nel duo pensato dall’opera di Wagner (autore delle musiche e del libretto ispirato dallo scritto di Gottfried von Strassburg, Germania 1210), e intriso di poesia e musicalità. La musica è il filo conduttore nell’intreccio dei corpi o solitaria, nel ricreare lo spazio onirico che già con ‘Le Villi’, nel bosco di betulle, ci ha fatto provare (prima parte dello spettacolo).

Le altre si snodano da un intreccio che apparentemente è intellettuale, e che, invece, ritengo fortemente emotivo, come si percepisce dal video in prova dei due ballerini parigini, Dorothée Gilbert e Mathieu Ganio (sostituito nella serata del 4 gennaio da Jérémy-Loup Quer), protagonisti assoluti,  étoiles dell’Opera de Paris (link: film by James Bort).

Giorgio Mancini si era cimentato “dal vivo” in un duo accompagnato dall’arrangiamento per pianoforte di Liszt, per un’altra versione del “Tristano e Isotta”, sempre Firenze, forse maggiormente incentrata sulla morte di Isotta. Ora quell’”estrema estasi” che lei invoca, ammalia ancora il coreografo: Isotta accoglie ‘la morte d’amore’, così come Tristano è perduto quando l’allucinazione svanisce e la consapevolezza del desiderio impossibile sembra divorarlo.

L’interpretazione romantica dei due ballerini è perfetta in questa nuova creazione che nasce da un rivissuto sentire del mito. Un mito medioevale (di cui parlai in un articolo precedente) che ha già di per sé una storia che si arricchisce nel tempo, fornendo contaminazioni di notevole interesse letterario e poetico.

Ricorre, tra l’altro, proprio nel 2015 l’anniversario (150 anni) della prima assoluta del dramma in tre atti di Wagner: Monaco 1865, poi in Italia 1888 e 1900 al Teatro Alla Scala in versione in italiano e diretta dal grande Maestro Toscanini.

Come controversi furono gli apprezzamenti di una “modernità” musicale dell’opera, nel contempo anche la lettura del dramma cambiò.

I riferimenti letterari a Thomas d’Angleterre e Béroul, da cui tutto ha avuto inizio fra malinconia e realismo narrativo, passano dai versi alla prosa e vengono ripresi in altre opere. Dal soprannaturale (il filtro magico) all’ideale cavalleresco che dipinge Tristano e all’impossibilità di un amore fuori degli schemi sociali (perché adultero) si arriva a oggi; in questo duo, in cui Giorgio Mancini spoglia il balletto fino all’essenziale.

E, “nec sine te nec tecum vivere possum”, ci e si lascia inebriare da Isotta, come Tristano stesso.

Non c’è avventura, non c’è amor cortese, non c’è pozione magica.

C’è un amore senza luce, nel bosco e nel buio; s’intrecciano i rami del caprifoglio al nocciolo, le due piante che, se divise, muoiono, così i corpi di Tristano e Isotta. Come già nel nome di lui si preannuncia la tragedia: “Tristram” significa ‘triste ramo’ (“canzone” della poetessa Maria di Francia; fonte: www.letteraturaalfemminile.it).

Non c’è un desiderio di morte come accettazione dell’impossibilità di colmare la loro passione. Essi la vivono comunque in una vera storia d’amore, così forte da apparire folle, così reale da esserne consapevoli, così sensuale e tragica da non poter che credere, come loro, in una unione totale, che superi ogni ostacolo terreno.

Giorgio Mancini come Wagner avvolge il mito senza tempo dell’atmosfera di un bellissimo notturno che si realizza in teatro sull’eco del corno inglese (Preludio Atto III).

http://youtu.be/9Nh679YDqBo

Stefania Sanlorenzo

 

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