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Trittico in danza: intensa serata per ‘Palcoscenico Danza’ all’Astra di Torino

Il 15 e il 16 maggio al Teatro Astra di Torino si esibirà il Ballet de la Generalitat Valenciana (Spagna), evento della stagione 2015 di “Palcoscenico Danza”, per la direzione artistica di Paolo Mohovich e a cura della TPE (Fondazione Torino Piemonte Europa).

L’incontro di tre brani coreografici con suggestioni differenti sottolinea la ricerca accurata che si riscontra nella proposta di questa settima edizione, e che pone al centro scenico il linguaggio del corpo come ciò che deve cogliere l’attenzione del pubblico nel sistema espressivo della danza in tutte le sue forme: dall’estremo formalismo della danza contemporanea al neoclassicismo, passando per il rigore indiscusso della tecnica classica.

Il coreografo italiano Paolo Mohovich, autore del primo brano (qui in prima nazionale – première aprile 2014) è infatti determinato nella gestione degli eventi (non a caso ha svincolato la stessa coregrafia “Radura” da “I quattro temperamenti”, puntando sul bisogno di guardare al “nuovo” in più sensi…). Nel “sistema teatrale italiano” mancano molte cose, fra cui anche la chiarezza nelle scelte che vanno a ottimizzare l’immenso lavoro che sta alle spalle di uno spettacolo, spiega lui stesso in una complessa analisi di problematiche inerenti la danza e nell’ottica di offrire “un’eccellenza coreografica internazionale”.

Radura di Paolo Mohovich, dunque, apre entrambe le serate, nella sua unicità; su musiche di Bach ci accompagna in un mondo naturale dove la vegetazione e la vita animale, in essa custodita e nascosta, assumono una forma e si dipanano agli occhi dello spettatore in una piena gestualità, in cui estetica e musicalità sono intrise di una tecnica che mostra la perfetta padronanza creativa ed esecutiva del linguaggio classico divenuto “più vitale” nella danza contemporanea.

https://youtu.be/ESiBrlouUkM

Jardì Tancat di Nacho Duato (coreografo spagnolo, di cui questo brano del 1983 è uno dei più noti, con accompagnamento musicale di una canzone popolare catalana, arrangiamento e canto: Maria del Mar Bonet), significa “giardino recintato”, e sul palco qualche bastone come piantato nel terreno delimita lo spazio delle tre coppie danzanti. Ogni movimento richiama una sua emotività lamentevole e struggente (soprattutto l’ultimo), con un continuo richiamo alla terra, nella fluidità e nell’ampiezza del gesto danzato. Tutto è legato a questa terra, arida e fonte di stenti, dalla quale vengono e alla quale tornano amori e perdite. Qui l’ambiente è rurale, ma la natura si perde rispetto alla drammaticità dei sentimenti (ph. dal web: K. Myernick e C. Coomer).

Il Bolero di Ravel, nella coreografia di Thierry Malandain, chiude con un puro piacere la serata già così intensa. La musica famosissima coinvolgerà inevitabilmente lo spettatore: è in crescendo, nel ritmo ripetitivo ma incalzante, così ossessivo da portarci all’esplosione finale. La conosciamo e non è difficile farci ipnotizzare, perché è nel nostro vissuto interiore. Tuttavia la coreografia incolla la vista al palcoscenico circoscritto da paratie semitrasparenti nella quadrettatura della rete, poste a 90° fra loro, ai 4 angoli di una stanza quadrata immaginaria.

La danza è inserita in uno spazio formalmente chiuso e l’essenza del movimento d’insieme (geometrico e ripetitivo, ma singolarmente simbolico) scaturisce nell’intersecarsi con la musica. I passi scalzi, in liberi saltelli, in piccoli scambi oppure un piede davanti all’altro in una camminata priva di meta, quando i volti sono spesso puntati a terra, e la concatenazione dei gesti, fluidi nella parte più alta del busto e delle braccia,  all’unisono indicano quasi una claustofobica animalità, che, a un certo punto fissa lo sguardo lontano, quasi una sfida. Non tarda il senso di rivolta, la nascita di una condivisione, il dentro e fuori quasi casuale, la forza del gruppo nella compattezza del finale.

Alla purezza delle linee mano a mano si sostituiscono cadenze più forti, più ribelli e più umane. Da non perdere assolutamente.

https://youtu.be/YVGZZvh3Mpg (link: Ballet Biarritz).

Stefania Sanlorenzo

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