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Life in Progress ha fatto il suo lungo e intenso tour estivo. In autunno è approdato a Milano al Teatro degli Arcimboldi; in una delle molte interviste, Sylvie Guillem dice: “il suo ultimo inchino in Italia”.

Ha deciso di abbandonare le scene e la sua carriera artistica di danzatrice; non per i 50 anni di età, ma per i tanti anni che ha dedicato alla danza.

Fu étoile giovanissima all’Opéra de Paris, nominata da Nureyev in persona. Ha danzato sempre, dopo un primo avvio alla ginnastica artistica che però è stato un passaggio, una prima scelta.

Sylvie è una donna coraggiosa che non si è mai tirata indietro davanti ai bivi. Ha lasciato la Francia per l’Inghilterra: nuovo Paese, nuovo viaggio, novità.

La signorina del “no!” facile ha affrontato con consapevolezza la vita da danzatrice. Ha scelto quella. Non ha voluto figli, ha sposato un fotografo (Gilles Tapie) che può fermare e catturare l’attimo che fugge via in quel movimento incredibile che la contraddistingue.

Se riflettiamo su Sylvie Guillem non la caliamo in un tempo preciso. Ha vagato nel tempo attraverso coreografie sempre nuove. Ci può insegnare il senso vero dell’innovazione e della ricerca.

Perché cerchiamo tutti cambiamenti e mutamenti in tutto ciò che ci viene proposto. La contemporaneità, come ambito culturale e-o come sentire artistico, vuole l’ammodernamento.

Proviamo a pensare a lei.

Lei è sempre stata innovativa. Danza classica e danza contemporanea. Ruoli diversi, emozioni diverse. Scelte.

Lei è tecnica ad altissimo livello, ma è movimento puro, appunto, ciò grande espressività.

In un lavoro così articolato, questo che ha portato in tour per il suo congedo, ha scelto ancora la novità. Non si è riproposta nei suoi ruoli, in qualcosa di sicuro che l’avrebbe connotata.

E’ stato uno slancio creativo.

In Sylvie c’è tutto questo: energia, vitalità, forza; ma vuole fermarsi. Non sparire. Attendere qualcosa di diverso.

Allora questo suo “addio” forse suona come un arrivederci?

Goodbye Sylvie, alla prossima occasione giusta?

Ecco ‘Bye’ è l’unico brano che era già stato interpretato; ma Mats Ek l’aveva creato e ideato per lei, su di lei, sulla sua stessa voglia di congedarsi.

Eccezionali le altre scelte. Ponderate e tutte in grado di esaltare la sua versatilità, perché la bravura la conosciamo. Frutto di un lavoro che per sfatare tanti stereotipi non sa di sacrificio né di competizione. Non per Sylvie Guillem.

Ci lascia una grande lezione anche in questo aspetto che oggi tende a venire enfatizzato.

La danza è stata una scelta, una passione che ha animato la sua vita. Era il suo lavoro. E come tale lo ha vissuto. Sembra sincera e serena. Forse è davvero una donna appagata.

Dunque anche in questo caso, ci mette davanti all’idea che sia una ballerina fuori del comune.

Ci lascia una “nuova concezione” di ballerina, a 50 anni, mentre decide di fermarsi. Per sentire altro, per vivere altro, per attendere dalla vita altro.

Ammirevole.

Gode di tutta la mia più sincera stima, perché tutto questo non è solo danza!

https://youtu.be/sFwARhLOASo (Bye – Sylvie Guillem/Mats Ek): brevissimo, ma dà l’idea della vitalità di Sylvie, del ritmo.

https://youtu.be/4cH_rUklsY0 (Bye) Bellissimo!

https://youtu.be/ZdAyME8nQng (estratto “Life in Progress”: “Here&After”, Sylvie Guillem ed Emauela Montanari).

https://youtu.be/kW0fMiIlblA  Sylvie Guillem: Akram Khan, Forsythe, Maliphant, Ek (estratto dallo spettacolo completo; questi i nomi dei coreografi che hanno firmato i brani interpretati nel corso dello spettacolo).

 

Stefania Sanlorenzo

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