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Tra poco è il compleanno di Stef, me l’ha confessato in un momento di debolezza, di sicuro. Due cose rendono questa un’occasione assolutamente perdibile, anzi una vera iattura: il primo è l’avanzare dell’età con relativi arrugginimenti di ingranaggi legati a ciò, il secondo sono i regali potenziali dei figli. Come figlia posso testimoniare la mia corrente e totale incapacità di fare un regalo degno a mia madre. Dalle scatole dei biscotti di ceramica a forma di grosso pomodoro, a un cavolo giapponese, per giungere a capi d’abbigliamento di colori adatti più a un minipony che a una signora. Si sa che le mamme hanno un cuore enorme a cui tutti i figli senza idee e gusto si aggrappano tenacemente. Non se ne conoscono i limiti con chiarezza. Ora Stef è una mamma di tre maschi e so che ha collezioni private; poi so che è refrattaria ai compleanni, fondamentalmente al suo, e ci può stare, ma come sempre fra noi, è la concomitanza di eventi a generare pensieri dalle difficili connessioni logiche, che però poi nelle nostre teste funzionano inspiegabilmente. Fatto sta che mi ha anche detto che le piace Antony Tudor: fregate! Più lei questa volta. Perché io mi sono semplicemente concessa un dèjà-vu: regalo, occasione, ricordo, emozione…. si trattava di mettere insieme i pezzi. Tudor l’ho ballato e così mi sono detta che se devo ripensare a un’emozione per rievocare un ricordo, ci arrivo sempre attraverso cose che ho donato o mi sono state donate, come se gli oggetti dessero vividezza a eventi lontani nel tempo. Se in più c’è di mezzo il gusto, posso pensare a Antony Tudor e fare felice Stef, in un colpo solo.
Ho l’impressione parlandole che forse forse lei non la sentisse proprio in questi termini, ma non è che posso sempre darle retta… con tanto ‘ammore’ certo. Perciò tiro dritto.
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Decidere di raccontare una storia usando il linguaggio coreografico richiede molta maestria nel districarsi nelle pieghe dell’animo umano. Non intendo passare un’emozione o un’atmosfera, ma arrivare proprio a raccontare un poema, per esempio. Certo ci sono molte armi che un coreografo ha al suo arco: la musica, le luci, gli interpreti con i loro corpi vibranti; eppure, come in tutte le reazioni chimiche, bisogna saper dosare gli elementi, che si trasformeranno in altro ed è lì che si deve arrivare.
Il ricordo di un dolore è ciò che avvolge un villaggio di pescatori che hanno perso i bambini in un naufragio in mare, nel balletto “Dark Elegies” sulla struggente partitura di Gustav Mahler. Stralcio di un dolore lontano, viene rievocato mestamente con passi misurati che si rifugiano in se stessi, senza alcun tipo di esternazione eccessiva, come una preghiera sommessa. Nell’ultima immagine i danzatori fanno una fila per due e si prendono per mano. Il contatto tra quelle mani, il calore e la consistenza, sono la cosa che mi spezza il cuore tutte le volte e contemporaneamente mi consola.
Con un doppio salto mortale (foto) Antony Tudor ci porta in “Lilac Garden” a una festa di fidanzamento. La protagonista dice addio al suo amore, il giorno dopo si sposerà con un altro uomo che non ama. Quel luogo è anche la scena d’addio dell’amante del futuro sposo, ma non c’entra niente.
Tutte le emozioni sono evocate da qualcosa che è già passato e che mai rappresenterà un futuro per nessuno dei quattro protagonisti: ancora la sensazione di un ricordo.
Quel giardino profuma di rimpianto senza che ne trapeli nulla, giacché c’è una festa in corso. Dopo un ultimo sguardo al suo amante, la donna abbraccia altri due cavalieri con fare civettuolo e gira le spalle: il profumo dolce diventa amaro.
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Allora perché Stef ama Antony Tudor e le viene in mente così? Perché lei sente i profumi dolci-amari della sua vita più intensi, adesso che compie gli anni, in un flusso continuo di emozioni (“Continuo” è un’altra delle coreografie di Tudor che Stef adora). E questo coreografo che sì, Stef, è passato di moda, hai ragione a sentirlo e a chiedermelo, fa la stessa cosa nella danza: non evoca il ricordo in sé come storia, ma l’emozione a esso legata in un tempo e in un luogo che non ci sono più. Il suo passo di danza narra il senso del ricordo. Solo il senso…

Continuo...

Continuo…

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Chi riesce a dare corpo a queste sfaccettature dei sentimenti, passando per luoghi della psiche e gesti, ci regala davvero la visione di un istante d’eternità. Che è poi quello che i figli vorrebbero regalare alle proprie madri.
Sempre.
Anche quando si concretizza in una scatola per biscotti a forma di grosso pomodoro rosso.
“Sei sicura che non fosse una zuppiera?”
“No, no, Stef, mia madre conferma che è una biscottiera e noi ci teniamo le candeline dei compleanni! Sta dentro la credenza…”
“Auguri, Stef”
“Grazie, Marghe”

M & S (Margherita Mana e Stefania Sanlorenzo)

https://youtu.be/FEnPXPyEuuY (Lilac Garden)
https://youtu.be/WdaXo-N-qbA (Jardin aux Lilas)

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