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Io lo avevo detto che sarei andata a Lecce a fare un seminario di danza contemporanea. E l’ho fatto.
“Capisco, Marghe, ma sembrava una comunicazione normale”
Stef ha un poco ragione; sono stata fagocitata, tritata e risputata. Lei, a un certo punto, mi ha cercata, contattata, messaggiata, insomma voleva sapere se esistevo ancora.
Cominciamo dall’inizio che è molto meglio.
Si è tenuto presso il MUST, che è il museo storico di Lecce, un laboratorio di danza contemporanea che era su convocazione; e io avevo comunicato la mia adesione. Io, che sono una pazza! Perché dopo un anno di immobilità completa (tranne quella che riguarda le ultime falangi e falangine metacarpali) sono partita con l’ottimismo di una seppia che scambia una griglia per un acquario.
Il dato fondamentale, che ho momentaneamente omesso, è la docente: Nicoletta Cabassi. Questo perché volevo dirlo con un po’ di enfasi e rulli di tamburi, dal momento che era tanto che aspettavo l’occasione di avere a che fare con la suddetta; una persona sincera, altamente qualificata, spigolosa come un cubo di Rubik e, nella sua poetica coreografica e nella divulgazione, una dell’entità più serie che abbia conosciuto nel nostro Bel Paese.
Insomma da un punto di vista fisico-personale posso riassumere semplicemente con “LACRIME & SANGUE”; so che non siete minimamente interessati a questi risvolti splatter, ma serve per darmi quell’allure di una che ha veramente dato TUTTO per potervi poi raccontare ciò che ci interessa davvero.
“Grazie, Marghe, proporrei di procedere con un certo ordine” (mi accontenta)

Il punto intorno al quale ruota il seminario è formato da tanti segmenti. Come da vicino i piccoli tratti di matita si vedono distinti mentre da lontano formano un insieme che li rende poco visibili ma assolutamente concreti, ecco partiamo dai singoli per capire il quadro completo.
Primo segmento: disarticolare.
Esplorare le possibilità delle articolazioni, ascoltare dove il corpo ti permette di andare con esse, assecondare oppure ostacolare.
Secondo segmento: asimmetria.
La simmetria mette il corpo in una condizione di “comodità” che non genera, o perlomeno, non stimola il movimento.
Qui ho preso una pioggia di sgridate; più volte Nicoletta mi ha detto di far caso alle mie posizioni troppo statiche! A dire il vero, pazientemente, me lo ha ripetuto per otto giorni. Quando un insegnante vi riprende, ringraziatelo sempre, ma non tirate troppo la corda con la Cabassi, specie se è affamata: per fortuna lì vicino facevano i fiori di zucca fritti!
Terzo segmento: la spirale.
La torsione, come la pressione al suolo, è la condizione sine qua non per cominciare il movimento. E’ la madre di un bel po’ di incipit dinamici. L’arrivo al punto massimo corrisponde immediatamente a una soluzione dinamica del corpo. Provate a ruotare il busto e poi lasciate andare.. Fatto? Ho ragione no??!!
Quarto segmento: tre punti sul pavimento.
Il lavoro a terra è una parte fondamentale nel seminario, si indaga sulla possibilità di spostarsi su più livelli avendo tre punti in terra: esempio un gomito, un ginocchio e la testa; mettendo in pratica gli altri segmenti che abbiamo visto sopra.

Daniela Pagani - pic Alberto Ferretti

Daniela Pagani – pic Alberto Ferretti

Quinto segmento: il disequilibrio.
Mettere in crisi il corpo significa anche dargli una ulteriore possibilità di entrare in un’altra crisi. Il disequilibrio, se portato da una posizione all’altra, non può che essere qualcosa che non ferma, ma accelera e accresce la dinamica.
***
(Digressione mia) …Ecco è in questo punto che la mia empatia è riuscita a manifestarsi. Il ‘disequilibrio’ è sempre una fase critica, perché impone l’abbandono della zona di comfort per uno spostamento del proprio asse verso qualcosa di potenziale ma non ancora sperimentato. Avviene nel corpo e ci vuole slancio energia movimento…. avviene nel pensiero. I pensieri viaggiano dagli uni agli altri e influenzano fino a poter mutare le due fonti. Come una “metamorfosi” se vogliamo toccare un terreno altrettanto instabile. Conoscete il racconto di Julio Cortàzar dell’Axolotl? Vi consiglio la lettura. Io stavo scrivendo l’analisi proprio di questo racconto fantastico, quando ho letto le parole di Marghe e c’è stata un’influenza da parte sua su ciò che cercavo di trasmettere io al lettore. Come è capitato a lei con Nicoletta, al seminario.
***
Sesto segmento, “finto” e squisitamente formale: si inizia a destra o a sinistra? Posso realmente dire che la destra sia tale se invece parto con la parte sinistra? La teoria vale anche per i paesi Balcanici? La teoria è stata guardata con diffidenza da alcuni partecipanti generando non poca disinformazione, sbigottimento e polemica durata alcune ore. SCHERZO!!!!!!!? Ma un po’ è vero.
Il tutto condito con un training super efficace come riscaldamento e poi una sezione tutta dedicata alla composizione. Di cui forse, in un altro momento, vi parlerò.
Il 15 di agosto, al MUST, abbiamo presentato uno studio su queste tematiche.
No, in realtà no! Abbiamo mischiato le carte, tirato dentro la nostra immaginazione applicata alle poesie di un autore polacco di cui ho terrore di scrivere il nome. Non me ne vorrà Andrea De Carlo che lo ha suggerito, assistendo a quasi tutte le prove e alle mie molteplici #lamenteleacidolattiche, #mifamaleveramente, #sonostancasenzarecupero, #chiamatel’ACI.
Sotto che vibra forte, più forte di qualsiasi cosa, c’è l’esperienza del corpo; quella che Nicoletta ha studiato sulla sua pelle per anni, con i migliori coreografi contemporanei e nei suoi lavori. Lei la spiega, la passa, alle volte ringhia e tante volte ride, ma la porta è quella, io vi consiglio di entrarvi perché è la sua stanza, soltanto una volta dentro vi sembrerà un po’ anche la vostra.

Margherita Mana

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