Ci sono giorni in cui mi sento sfiduciata rispetto alla comprensione che le persone hanno di cose che già dovrebbero essere consolidate come sapere comune. Lo so che questo periodo è lungo e che lo avete letto senza tirare fiato, senza una virgola, ma viene fuori dopo un sospiro e quindi ha il suo perché non solo emotivo, ma anche fisico. Insomma, sono secoli che sappiamo che la terra è rotonda, improvvisamente salta fuori qualcuno, che ha sbagliato il dosaggio di qualche medicina per l’umore, ed ecco… il dubbio che la terra sia sempre stata piatta, in barba a tutte le evidenze, dico TUTTE, si insinua in moltissime persone. Dietro a tutto questo cosa ci sarà, Stef? La noia, la paura di essere presi in giro dalla lobby mondiale della sfericità, dall’Ikea che ha uno stock di invenduti tavolini “Grofandurl”, che tradotto viene “Terra da assemblare come tavolinetto da fumo”? Non lo so; nonostante in queste pagine si sia fomentatrici di dubbi, direi che alcuni capi saldi non andrebbero toccati, se non altro per non essere presi in giro dai rettiliani!!
Sto scherzando, Stef, ma tra le cose consolidate e fuse nella nostra cultura, con un filo di piombo ahimè troppo sottile, c’è l’asserzione che: ‘la danza non è uno sport’.
Siccome siamo entrambe donne contraddittorie, vi diremo perché lo è (quali sono gli elementi comuni):
– I danzatori sono sottoposti a training costante
– La danza richiede una performance atletica
– L’usura del corpo è una realtà fin troppo evidente e dolorosa con annessi i vari infortuni ….
– Si vive una sorta di competizione (qui se ne distinguerà il senso proprio)
Tutto qui, Marghe? Sono perplessa perché avrei creduto in un elenco più lungo e anche più facile da stillare, invece… la ascolto proseguire.
Capirete da voi, che il lavoro di un danzatore è più vasto di così.
Dunque sembra accontentarmi, quasi mi leggesse nella mente. Qui siamo ai minimi termini, forse perché non è proprio come per i numeri quando, scomposti, cerchi elementi comuni e non comuni; tentiamo ugualmente…
a differenza di uno sportivo:
– Un danzatore si allena sempre, non ha momenti di rilassamento dopo gara e di detox. Deve essere sempre in forma.
– Un danzatore ha a che fare con molti stili, spesso è costretto a cambiare il lavoro muscolare, il che richiede conoscenza di più tecniche e molto esercizio. Mentre uno sportivo, tendenzialmente, ha a che fare solo con una disciplina. A parte gli sport con specialità multiple.
– La carriera di un danzatore è più lunga; grazie a un esercizio costante possiamo chiedere di più al nostro corpo. Uno sportivo a 35 anni al massimo ringrazia.
– Non vinciamo nulla. Mai! No, neanche una coppa perché sappiamo fare la spaccata.
Pare già molto quando ci rilasciano un attestato di carta sottile che per altro ha un valore che tende unicamente allo zero. Continuo a pensare in questo torpore dove il lavoro sporco lo fa la Marghe, che riprende.
Ovviamente sto parlando del lato fisico, cioè ho iniziato da lì perché veniva più facile accostare e dividere. Per il lavoro specifico di un danzatore, che poi è la comprensione e l’esecuzione che tendano a una verità coreografica, il percorso è lungo e la DICOTOMIA COMINCIA A FARSI SENTIRE. Sarà dunque questo il perno in cui il crossover danza/sport non tiene più? La Marghe continua…
Invito, voi aspiranti danzatori, a considerare la danza non come uno scontro agonistico con gli altri, bensì come un superamento dei propri limiti personali e un mantenimento dei traguardi raggiunti.
Insomma è una gara con voi stessi (e ma così usiamo comunque un termine sportivo: gara) che tende alla perfezione (un atleta forse non tende continuamente a battere innanzi tutto il proprio record?): faccio l’avvocato del diavolo fra parentesi. Così la Marghe sbuffa, ma non è certo una che si arrenda, è una ballerina.
Comunque vada, danzatori, avrete vinto voi, perché fate una cosa bellissima e cercate di farla al meglio delle vostre possibilità.
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MENS SANA IN CORPORE SANO
No, la danza non è uno sport. Ha dei tratti comuni perché lavora sulla fisicità, sul movimento del corpo, sullo sviluppo di determinate potenzialità; si auto-alimenta di una competizione che avvolge se stessi e le gelosie fra danzatori, richiede disciplina e coraggio, abnegazione e controllo. Richiede ore: tempo e fatica.
Richiama la mente all’attenzione verso tutto questo…. quante pirouettes ho fatto oggi? Ho saltato più in alto ma ho steso le punte? E le braccia, le braccia erano sostenute ma espressive?
No, non lavoriamo con un cronometro, con un metro; sì usiamo il ghiaccio secco, sì ci facciamo male. Eppure il nostro sforzo fisico è volto all’ARTE, COME ESPRESSIONE DI BELLEZZA ESTETICA, COME MANIFESTAZIONE DI UN “IO PENSANTE”, COME RICERCA POETICA FILOSOFICA SOCIALE LETTERARIA DRAMMATURGICA. COME FIABA E FIABESCO-REALTA’ E IRREALTA’: come essere e non-essere.
Vorrei solo dire che la danza è atleticamente uno sport estremo e in questo travalica la fisicità più dura per raggiungere un obiettivo diverso che non sono le Olimpiadi. Sono l’arte a “tutto tondo”.
Ecco, Marghe, la Terra è di nuovo al suo posto nell’Universo, bella rotonda, anche se un poco schiacciata ai poli, e con tutti i suoi moti, proprio come serve a noi, danzatori…. Ops!
Come nota folk, appunto, segnalerei che la break dance sta per diventare disciplina olimpica. MA QUELLI, I BREAKERS, NON SONO ESSERI UMANI VIVONO SULLA TERRA PIATTA!! ;)
Margherita Mana e Stefania Sanlorenzo