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di Stefania Sanlorenzo

Ho pensato che dovrei affrontare questo balletto in maniera trasversale. Che poi sappia veramente farlo non è ancora dimostrabile: il concetto chiave però presuppone che parlare di danza in modo costante sia rischiosamente monotono. Non per la danza in sé, certo! Quanto per il contorno.

Il 2018 è iniziato davvero con segnali discordanti: il primo, una Marghe in rottura estrema. Per parte mia sono riuscita a litigare il 25 dicembre con mia madre e il 1 gennaio con mio padre. Ho onorato feste e famiglia firmando una separazione e sancendo il disastro ormai compiuto da troppo tempo. Su di una stanchezza oltre i limiti sopportabili, il mio cervello si è spento un attimo, un lungo attimo, che mi ha portata a risvegliarmi sotto ramoscelli di ulivo: lo schianto.
Questo evento che si può riassumere in una uscita di strada acrobatica, perché ho saltato un muretto e sono atterrata sulla pista ciclabile che ho percorso diagonalmente fra le fronde cariche di olive, fino a quell’ulivo lì, che cedendo i suoi frutti, ha fermato la mia auto, ebbene è il prologo.
Seguono una serie di divertissement discretamente articolati tra loro: duetti e trio su vociare e luci intermittenti e un vento gelato che era tutto quel benedetto giorno che cercava di uccidermi.
Una valigia mi ha trascinato al caldo in un assolo sconsolato, un breve notturno. Mentre una variazione a tre, con castagnaccio sul piatto, ha chiuso il primo atto. Nel secondo, l’entrée della Prima Ballerina.

Il balletto virale dell’inverno è LO SCHIACCIANOCI. Rappresenta il maggior picco influenzale del mondo della danza: in tutto il continente abitato e danzato, va in scena questo balletto di Petipa, della famosissima trilogia di Cajkovskij, repertorio ottocentesco, con varie rivisitazioni. Va bene!
Festa di Natale con un sontuoso e gigantesco Abete addobbato, tranne per Nacho Duato, che folgorato dall’”Era Glaciale” (il film di animazione con lo scoiattolo preistorico), ha sostituito detto Albero di Natale, con una immensa ghianda bianca e rossa; proseguendo… un tocco di manierosa magia, bambini agitati e doni da scartare e nella notte il viaggio onirico di Clara in sottoveste.
La Marghe ed io andiamo a vederlo al Cinema in diretta dalla ROYAL OPERA HOUSE. Io sono Clara, ma vestita, perché avendo avuto quell’incidente e un bel principio di congelamento, in mattinata siamo andate al mercato a comprare roba pesante. Lei è la REGINA DELLE NEVI, dunque quella dei famosi fiocchi di neve: ha la carrozza e ha un vero Principe. Con questo vi ho avviato alla versione più tradizionale: niente sdoppiamenti di identità e ruoli. Niente confusione di variazioni: ognuno fa la sua. Clara volteggia fra topi e burattini, lo Schiaccianoci regge piccoli passi a due, la Fata Confetto/Castagnaccio fa se stessa e la Regina fa la regina con tanto di porteur. Le danze sono divertissement uno dietro l’altro e animano un balletto nella sua versione più noiosa possibile, con le bimbe di danza, addormentate beatamente nella fila avanti la nostra. Non è tutta colpa del balletto, in verità nel pomeriggio avevano partecipato a una festa di compleanno: sole invernale con aria fredda e tanto tasso glicemico di una torta favolosa. Buona a dir poco e così bella che pareva un oggetto scenico fatto di polistirolo e cartone poi dipinto e colorato ad arte.
L’autrice di questa meraviglia, che non saprò mai fare nonostante le precise e gentili spiegazioni, era lieta del successo del dolce e sentendoci parlare della serata cinema-balletto aveva da subito mostrato curiosità ed entusiasmo. Perché mai non allargare l’invito a mamme e bambini (molte delle bimbe già della scuola della Fata Confetto/Castagnaccio e allieve della Regina delle nevi)?

Da qui il passaparola, in quel di San Casciano in Val di Pesa tutti sarebbero andati a vedere “Lo Scaldacuori” di Cajkovskij.

Quando le parole mutano nel passaggio di voce in voce si sorride e non si pensa che a volte sia invece un piccolo segno del destino…. Clara non è vestita come la Wendy di Walt Disney, anche perché è invecchiata tanto da quella Festa di Natale; la Fata si lamenta del castagnaccio in toscano stretto, la Regina vigila le dinamiche strane del suo mondo di pesi e contrappesi alla perenne ricerca di quell’equilibrio che forse non c’è proprio, perché tutto si sposta così rapidamente. Quando Clara parte le regala una sciarpa pelosa e calda in cui avvolgersi, perché sa che i cuori non bisogna lasciarli al freddo troppo a lungo.
Il treno tarda. Si aspetta.

‘Non arriva nulla quando aspetti con ansia.
Come i treni che non arrivano mai in orario,
arrivano quando smetti d’aspettare.
E così arriveranno i momenti “giusti”, quelli del
“ne è valsa la pena”.quei treni eternamente in
ritardo per noi’.

(cit dal web al web)

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