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di Margherita Mana

 

Sottotitolo: Prontuario minimo per fotografi professionisti che si apprestano a fare foto a tema “danza” rispettose dell’arte che stanno immortalando.

Sulla nostra pagina “Marghe&Stef”, la Stefania ed io con chiaro intento polemico e un po’ masochista, abbiamo cominciato a raccogliere le fotografie orrende che riguardano danza e balletto: la rubrica si chiama “Foto di Danza che Fanno Forfora” #FDFF, ed è tutto sommato stupefacente quanto sia facile reperirle. Mi riferisco a foto in studio o all’aperto, non quelle durante gli spettacoli che grazie a dio, vincolano i fotografi a situazioni più “onorevoli” e lo dico principalmente per loro.
Ci siamo rese conto che nonostante aumentino le possibilità tecniche per catturare l’attimo, la fantasia si rattrappisce e piuttosto di trovare una forma nuova o desueta con cui rappresentare un corpo che danza in una cristallizzazione dinamica, si preferisce cavalcare photoshop in maniera spregiudicata senza farsi una domanda che sia una. Nella fattispecie: PERCHE’ NON ANDARE A FARE UNA PARTITA A TENNIS A VERCELLI, IN RISAIA PIUTTOSTO CHE QUESTI ABOMINI? EH??! PERCHE’????!!!

Immaginate, con uno sforzo non indifferente, che io sia una fotografa affermata. Sento di voler approfondire il mio approccio con la fotografia che riguarda i denti. Perché non i denti? Sì sì proprio i denti. Allora cerco di capire come sono fatti i denti, come devono essere allineati e di che colore devono essere delle gengive sane; lo faccio per includere più persone possibili all’interno di quel recinto morbido e malleabile che è la bellezza, i suoi canoni generali e i gusti dei più. Potrei occuparmi anche di denti bruttissimi, tutti storti e sanguinolenti, ma lo faccio dichiaratamente in modo che non possa essere considerata da nessuno una mia svista, una mancanza di conoscenza, lo faccio piuttosto come una provocazione cioè una foto impietosa della realtà. Dietro a TUTTO questo c’è consapevolezza e un progetto che presuppone innanzi tutto PROFESSIONALITA’. Quindi mi documenterò e cercherò gente che possa aiutarmi a realizzare le mie idee, a cominciare da modelli con l’apparato masticatorio che mi occorre. Che io lo faccia per far la pubblicità a un dentifricio o per approfondire la mia fantasia sull’apparato della prima digestione, quella esteticamente più accettabile, i requisiti che ho esposto antecedentemente sono il minimo sindacale che si possa pensare di avere, oltre le competenze tecniche a livello fotografico naturalmente. In più c’è la questione budget, ma questo è un altro discorso, sempre dolente.
Vista la mia propensione per la masticazione, meglio se lenta, avrete intuito che io non sono un tipo irascibile, considerate che nei “Quattro temperamenti” di Mr. Balanchine, io ho danzato sempre il “Flemmatico”; in diciannove anni sono rimasta la stessa, non mi si è neanche spettinata la banana (la pettinatura)… E pure la Stef riesce a rimanere serafica in mille e una circostanza che riguardano sia la sua sopravvivenza in una casa piena di adolescenti e cani e gatti, sia sul lavoro dove spiega con pazienza e chiarezza concetti complicati. Per dire.
Però c’è una cosa che ci fa salire il serial killer: le foto brutte con ballerine che non sanno cosa stanno facendo o lo stanno facendo in luoghi assurdi.
Okay, ormai sono SOLO una trentina d’anni vediamo l’architettura del corpo accostata all’architettura di ponti, edifici, viadotti, svincoli autostradali, finestre, porte, abbaini, pali della luce, contatori del gas. Manca il tunnel del Brennero (per ovvi motivi) e un distributore di tramezzini a Milano Rogoredo, poi la danza è stata accostata a tutto. CREDO CHE IL CONCETTO SIA ARRIVATO GIA’ UNA QUINDICINA DI ANNI FA, GRAZIE, ma i CREATIVI seguitano a mettere signorine e signori con le punte, muscoli in vista e un bel devellopé alla seconda sulla pubblica piazza. Oh, non so se mi viene da piangere…
Anche perché secondo loro il devellopé rappresenta una cosa difficilissima e dinamicissima; lo stesso vale per sissonne con il cambré indietro, che è un bel passo… Se sei Kitri, se ti chiami Gennaro e sei solo un prodotto da iperstretching fai un’altra cosa per favore, non mi offendo.
Il primo passo quindi, sarebbe cambiare scenario e sono aperta a varie possibilità: mi basta che siano posti dove un danzatore possa danzare davvero, non fare finta o sfasciarsi. Rispetto per la verità della danza e per il danzatore. Oppure la danza dev’essere costruita a seconda del luogo in cui si scatta, come una creazione site specific, giacché a tutti gli effetti è una produzione!!
Il secondo passo è prendere modelli che sappiano danzare, sappiano eseguire la disciplina a cui il fotografo pensa. E’ inutile chiamare una danzatrice di pole dance e metterle le punte, perché probabilmente non sa neanche allacciarle, invece con la pole magari è divina. E vale anche il contrario, non mettete un danzatore classico a fare break dance, tranne rari casi sembrerà affetto da lombosciatalgia; è ciò che volete ottenere? Dunque rispettate le competenze professionali dei vostri modelli.
Terzo punto: esistono figure professionali chiamate coreografi da set. USATELI! I danzatori non si vedono e hanno bisogno di sapere cosa stanno facendo e se lo stanno facendo bene. Una foto che riguarda la danza deve essere corretta come posizione, altrimenti sembra che il ballerino non sia bravo, oppure non c’è il dinamismo giusto o ci sono brutture che una persona che ama un minimo la danza coglie subito.
Quarto consiglione: state fotografando gente che danza non che fa le pose; la cogliete la differenza? Non è difficile dai: la foto deve muoversi, deve darti la sensazione di cominciare e finire, devi dare l’idea che in quello scatto c’è tutta una sequenza di movimento.
Insomma cari fotografi datevi da fare, aguzzate l’ingegno, studiate un minimo e fatevi aiutare che da soli non state andando benissimo.
Vorremmo continuare a essere flemmatiche e a non sconfinare nel collerico o nel sanguigno (questa è per intenditori).
Vi abbiamo avvertiti.
Io… me, insomma LaMarghe.

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