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Gli “I Love my Baby® – Raccontiamo la Vita Danzando” vincono il premio “Dance Video Contest 2020”. Da Marzo il via alle lezioni online del metodo.

Grazie alla coreografia “If” il gruppo “I Love my Baby”® di Spoleto vince la sezione coreografica del concorso “Dance Video Contest 2020”

Su iniziativa di Valentina Romani, danzatrice, insegnante di danza Umbra e direttrice dell’Asd Je Danse di Spoleto, nasce in questa città nel 2013 il gruppo artistico “I Love my Baby”®

Il gruppo è formato da genitori e figli, che condividendo la passione per la danza, ha l’obbiettivo di raccontare la vita danzando portando in scena momenti e storie di vita quotidiane con lo scopo di condurre il pubblico ad una riflessione interiore.

“Sinceramente è iniziato per gioco, non pensavo nemmeno che accettassero, cercavo un modo per far studiare alle bambine la tecnica del passo a due e delle prese aeree, e mi vennero in mente i papà. Iniziammo questi laboratori a porta chiusa fin quando mi resi conto che ciò che vedevo era a dir poco emozionante. E così decisi di portarli in scena, fu uno dei momenti più belli e emozionanti che io abbia mai vissuto, il rapporto padre-figlia è un sentimento che mi sta particolarmente a cuore e vederli così insieme, senza tempo, emozionati; vedere il pubblico in delirio fu un qualcosa tremendamente appagante per me.
Il progetto poi si dimostrò terapeutico, i genitori mi raccontavano che i bambini erano entusiasti e che il rapporto padre-figlia/o si rafforzava. A volte un genitore fatica a rapportarsi con il proprio figlio soprattutto a livello sentimentale, la danza è contatto, ti spinge e ti guida in questo e sapere che una mia idea portava dei benefici a livello famigliare per me fu motivo di immensa gioia.
Successivamente dedicai dei laboratori e delle coreografie anche al rapporto mamma-figlio e al coinvolgimento di tutti i componenti della famiglia. Tutt’oggi portiamo in scena coreografie con uno scopo morale dove l’obbiettivo è sì tecnico ma è anche quello di insegnare e trasmettere ai bambini e al pubblico, dei valori e degli insegnamenti di vita. L’essere riuscita a creare questa collaborazione insegnante-genitore è sicuramente uno dei traguardi più belli e importanti che ho raggiunto. Ad esempio, una mamma di una mia allieva dopo una coreografia mi raccontò che la bambina si ribellò ad un evento spiacevole che le era accaduto a scuola, un padre mi raccontò che finalmente aveva trovato un mezzo di comunicazione con la propria figlia, un bambino mi disse che quando danzava con i suoi genitori si sentiva invincibile.
Dopo aver visto i tanti benefici che riuscivo a trasmettere ad allieve/i e genitori, mi sono posta l’obbiettivo di continuare a insegnare questi valori ad altre famiglie. Così nasce il progetto educativo “I Love my baby”®.”

Il progetto coinvolge genitori e figli che, guidati dall’insegnate attraverso l’arte, la danza, il movi- mento e il linguaggio del corpo, entrano in contatto tra di loro creando una rete di connessioni. I partecipanti, accedono a “cassetti emozionali interiori” (forse chiusi da tempo), dei fili conduttori grazie ai quali si conoscono a vicenda, sperimentano, si ascoltano e si raccontano all’altro comunicando tra loro attraverso il linguaggio del proprio corpo.

Così facendo trascorrono insieme dei momenti di forti emozioni e di condivisione che diventano poi ricordi di vita importanti che vanno a rafforzare il feeling, l’intesa, l’equilibrio e quindi il rapporto famigliare.

Per partecipare ovviamente non si deve essere un appassionato di danza o non si deve saper danzare oppure aver frequentato un corso di danza.

Il corso è aperto a tutti non solo a genitori e figli ma anche ad altri componenti famigliari come nonni e zii.

I laboratori sono rivolti a tutte quelle famiglie che sono alla ricerca di esperienze nuove, artistiche, terapeutiche, emozionali e a tutte quelle persone che cercano un nuovo modo di comunicare con la propria famiglia e che sono pronti a tornare indietro- nel tempo con la voglia di riscoprire il bambino che è in loro e vogliono presentarlo al proprio figlio/a e farli diventare, in quei momenti, compagni di giochi.

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