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Partendo sempre dagli stessi gomitoli di filo e utilizzando lo stesso ordito,
la mente tesse e ritesse come un telaio incantato i suoi tessuti dai mille motivi
che risultano sempre nuovi e sempre diversi.

Dal punto di vista etimologico il concetto di “rete” rimanda all’azione di “tessere”, quindi all’ intreccio di fili differenti per la realizzazione di una trama comune e armoniosa.  La collaborazione, nello specifico dal punto di vista lavorativo, può perciò essere vista come intelaiatura per la nascita di nuove idee e inaspettati intrecci professionali all’ interno di un unico grande disegno di differenze e di relazioni. Oggi molte professioni richiedono un approccio creativo al lavoro, capacità di problem-solving, saper lavorare bene in autonomia ma anche in gruppo, capacità di adattamento in un contesto in continua evoluzione caratterizzato da sempre nuove richieste ed esigenze.

Per questo motivo negli ultimi anni si sono diffusi degli spazi di collaborazione dove lavoratori provenienti da diversi settori svolgono la propria attività di lavoro a contatto l’uno con l’altro, in condivisione dello stesso ambiente, quindi di risorse e di servizi, pur non lavorando allo stesso progetto. Questi luoghi sono “luoghi terzi”, ovvero spazi che costituiscono un ambiente di lavoro non tradizionale e allo stesso tempo offrono a tutti coloro che lavorano come liberi professionisti, i quali potrebbero lavorare potenzialmente in ogni luogo, un contesto dove potersi dedicare alla propria attività senza ricadere nella solitudine lavorativa e professionale. Non solo: gli spazi collaborativi sono “luoghi strategicamente rilevanti per stimolare la creatività negli ecosistemi locali di innovazione e per supportare lavoratori e aziende negli attuali processi di trasformazione del mondo del lavoro”. Perciò questi luoghi, che sono il riflesso di uno status mentale, di uno spirito di collaborazione e di una considerazione dell’Altro come ricchezza e come possibilità di crescita e scambio a livello umano prima di tutto, possono essere il fulcro di attività positive e rappresentare un contesto di sviluppo e di benessere locale.

Il concetto di “fare rete” si è declinato in varie forme e modalità collaborative: spazi di co-working, fab-lab, incubatore e/o acceleratore d’impresa, hub culturale- creativo, business center con postazioni di coworking, spazi polifunzionali e laboratori aperti. Ognuna di queste modalità di condivisione del luogo rappresenta una possibilità per accogliere, in modo ordinato e rispettoso, le idee, i punti di vista e i modi di approcciare ad un medesimo problema da parte di professionisti dei più disparati settori lavorativi, da quello dell’imprenditoria, a quello informatico, fino ad arrivare a quello dell’artigianato e delle attività manuali e creative. Il confronto e la condivisione possono rivelarsi degli strumenti molto utili nella contemporaneità lavorativa, caratterizzata da sempre nuove sfide e richieste di competenze multidisciplinari. 

Maria Cecere

  1.  Boncinelli E., Il cervello, la mente e l’anima- le straordinarie scoperte sull’intelligenza umana, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1999, p. 224
  2.  https://www.etimo.it/?term=rete, consultato in data 03.07.2021
  3.  Montanari F., Lo sviluppo degli spazi di collaborazione e dei co-working: profilo, organizzazione e impatto su innovazione e trasformazioni del lavoro, Report di ricerca, OPERA Research Unit, Dipartimento di Comunicazione ed Economia, UNIMORE, 2020, p.1
  4.  Oldenburg, R., The Great Good Place, New York, Paragon House, 1989 in Montanari F., Lo sviluppo degli spazi di collaborazione e dei co-working: profilo, organizzazione e impatto su innovazione e trasformazioni del lavoro, Report di ricerca, OPERA Research Unit, Dipartimento di Comunicazione ed Economia, UNIMORE, 2020, p.1
  5.  Montanari F., Lo sviluppo degli spazi di collaborazione e dei co-working: profilo, organizzazione e impatto su innovazione e trasformazioni del lavoro, Report di ricerca, OPERA Research Unit, Dipartimento di Comunicazione ed Economia, UNIMORE, 2020 p.1

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