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Da quando si sono spenti i riflettori del “Torino Città Coreografica” si è già proiettati verso il futuro, ovvero verso un altro anno di lavoro intenso che porti alla nuovissima edizione del festival. Partendo però proprio da dove si era giunti, dalla scoperta di una nuova autrice capace di attirare a sé le attenzioni di pubblico e critica. Una giovane coreografa che si è trovata di fronte Amalia Salzano (presidente AIDAF-AGIS nonché docente, coreografa, regista ed operatrice culturale nell’organizzazione e promozione di eventi socio-culturali); Victor Litvinov (maitre de ballet e collaboratore dell’International Russian Academy of Art); André De La Roche (di origine corso-vietnamita, ed adozione americana, è danzatore, coreografo e maitre de ballet); Irma Cardano (coreografa e direttrice artistica di Ivir Danza); Rosanna Brocanello (direttrice artistica di Opus Ballet); Fabio Crestale (Danséur Opéra e Lyriques Opéra de Paris nonché direttore artistico della Compagnia “I Funamboli de Paris”). Un parterre eterogeneo che ha evidenziato la cura dei particolari anche più intimi emersi nel titolo e nell’interpretazione.
Scriviamo di Elena Morino che, in un batter di ciglio, ha saputo imbastire da sé un manifesto artistico che l’ha portata ad emergere sul palcoscenico del Teatro Nuovo Torino di via D’Azeglio:
fin da piccola ho sempre avuto la possibilità di ballare come solista grazie alle coreografie che portavo in scena montate da mia mamma (Donatella Poggio, ndr) o da mia sorella (Vittoria Morino, ndr). Negli ultimi tempi ho approfondito lo studio della danza e ho voluto mettermi in gioco non solo come ballerina ma anche come coreografa. L’idea è nata ascoltando la canzone “Les temps” di Vendredi Sur Mer insieme ad una persona per me importante. Fin da subito ho sentito mia questa canzone ma non volevo che rimanesse solo nelle cuffiette: sentivo che andava vissuta e così, grazie al sostegno di mia madre, ho deciso di creare “Regarde-moi”. Questo pezzo rappresenta tutto ciò che ho studiato e quella che sono diventata nell’ultimo anno. E’ una fusione di stili ed il titolo, che significa “guardami”, allude alla mia voglia di mostrarmi per ciò che sono: una ballerina versatile con la voglia di apprendere sempre cose nuove per accrescere il suo bagaglio di esperienze legate alla vita in generale e non solo alla danza. Ma chi è il nuovo talento figlio e sorella d’arte? Chi meglio di lei potrebbe aiutarci a conoscere la sua cifra stilistica? Ho iniziato lo studio della danza all’età di tre anni nella scuola “Artedanza” di Donatella Poggio, mia mamma. Ho frequentato il DAF di Mauro Astolfi a Roma e, nell’ultimo anno, ho seguito delle lezioni all’Ormars di Milano con Macia Del Prete. Ho frequentato diversi stage e percorsi intensivi che mi hanno dato la possibilità di sperimentare vari stili con diversi insegnanti. Proprio come in “Regarde-moi”, che è una fusione di stili, io stessa studio recitazione con Leonardo Poppa e canto con Letizia Racca che mi permettono di avere altre mille sfaccettature coreutiche. Ma naturalmente “Torino Città Coreografica” non è solo Elena Morino. Il festival ha infatti consacrato sul palcoscenico altri nomi e titoli entrati di diritto nella recente storia della manifestazione di Enrica Patrito ed Adriana Cava. A cominciare da Daniela Chianini con i suoi tre titoli “Piccolo Principe”, “Trilly” e “Le rivali”; Silvia Hrdlicka con “Le quartine” e Narcisa Spada in “Chiaikovskij pas de deux” nella sezione classico. Per quanto concerne la sezione moderno si sono segnalati “Il treno dei ricordi” e “Follow yourself” di Uba, “Shades of me” di Nicolò Tacchetto ed “Anime connesse” di Lorella Grazzo. Infine il repertorio contemporaneo con “At sunset” di Marco Barone, “Punto di equilibrio”, “Odi et amo” e “Black rain” di Uba oltre al vincitore del premio della critica “Regarde moi” di Elena Morino che ha prevalso su Marco Barone con i suoi due titoli “A quiet life” e “Parole d’ambra”. 

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