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Direzione Artistica Walter Zappolini

Luciano Carratoni presenta

OTELLO

LE DATE
05 aprile – Narni, Teatro Comunale     
08 aprile – Cagliari, Teatro Massimo   
09 aprile – Cagliari, Teatro Massimo   
10 aprile – Carbonia, Teatro Centrale  
11 aprile – Nuoro, Teatro Eliseo       
12 aprile – Tempio Pausania, Teatro del Carmine
13 aprile – Sassari, Nuovo Teatro Comunale     
16 aprile – Pavia, Teatro Fraschini 

Otello Vincenzo Carpino
Desdemona Claudia Vecchi
Cassio Placido Amante
Jago Riccardo Occhilupo
Emilia Azzurra Schena
Coreografia FABRIZIO MONTEVERDE
Musiche ANTONIN DVORAK
Scene Fabrizio Monteverde
Costumi Santi Rinciari
Light designer Emanuele De Maria
Costumi realizzati da Sartoria Tailor’s & Co. di Spatafora Angela Liana

NOTE DI REGIA – (presentazione di Riccardo Reim)

Dopo il notevolissimo successo di critica e pubblico riscosso nelle scorse stagioni dal suo Giulietta e Romeo (oltre trecentocinquanta repliche per un totale di circa trecentomila spettatori), Fabrizio Monteverde torna con una nuova versione dell’Otello (essenzialmente su musiche di Antonin Dvoràk), in cui rivisita il testo shakespiriano lavorando soprattutto sugli snodi psicologici che determinano le dinamiche dei rapporti, quanto mai, qui, ambigui e complessi nel triangolo (mai equilatero) Otello-Desdemona-Cassio, dove i tre vertici risultano costantemente intercambiabili grazie, sì, agli intrighi di Jago, ma ancor più alle varie ‘maschere’ del ‘non detto’ con cui la Ragione combatte – spesso a sua stessa insaputa, ancor più spesso con consapevoli menzogne – il Sentimento. L’ambientazione costante in un moderno porto di mare (un dichiarato omaggio agli sgargianti fotogrammi fassbinderiani di Querelle) chiarisce e amplia l’intuizione di base: se Otello davvero è – come è sempre stato – un ‘diverso’, un outsider non tanto per il colore della pelle quanto per il suo essere ‘straniero’, ovvero qualcuno abituato ad ‘altre regole del gioco’, è anche vero che la banchina di un porto è una sorta di ‘zona franca’ un limbo dove si arriva o si attende di partire, un coacervo di diversità dove tutte le pulsioni vengono pacificamente accettate come naturali e necessarie proprio per il semplice fatto che lì, nel continuo brulicare del ricambio umano, lo straniero, il diverso, il barbaro non esistono. La stessa forte presenza del mare (che non viene relegato, come nel testo di Shakespeare, a un suggestivo sfondo per una Venezia o una Cipro genericamente ‘esotiche’ e di parata) suggerisce i segreti, ininterrotti moti delle passioni con la loro tempestosa ingovernabilità, gli slittamenti progressivi e inevitabili nei territori proibiti del Piacere, della Gelosia e del Delitto. Precoce dramma romantico (e di ciò ne danno testimonianza l’entusiastico giudizio di Victor Hugo e il melodramma di Verdi) l’Otello ben si presta alla lettura provocatoria ed ‘eccessiva’ elaborata da Monteverde, dove anche certe forzature enfatiche di Dvoràk trovano una loro pertinente e salutare collocazione fungendo spesso da sottile contrappunto ironico (verrebbe da dire brechtiano) all’azione dei personaggi.

RASSEGNA STAMPA

www.fonopoli.it – 01.02,2012 di Emanuela Cassola
MONTEVERDE: il dualismo di otello e desdemona
Il triangolo virtuale tra l’Havana e l’interprete Josè Perez ; Roma con la compagnia del Balletto di Roma e Milano con l’interprete Claudia Vecchi, non solo convince, ma entusiasma il folto pubblico accorso al Teatro della Luna, per celebrare l’opera shakesperiana di Otello, in chiave metafisica alla Fassbinder, con la cifra stilistica del coreografo Fabrizio Monteverde.
Un partère ricco di addetti ai lavori tra cui spicca il nome di Laura Contardi, tra i convenuti, ha avuto il piacere di soddisfare ogni aspetto della danza, dal punto di vista tecnico, interpretativo, originalità , attraverso la sapiente tessitura coreografica di un dramma, provvisto di ogni elemento care alla contact dance. Dagli equilibri ai disequilibri, prese, à plomb, tilt, out sider, nelle movenze del corpo di difficile esecuzione Tutto con estrema leggerezza, quasi a ritmo di uno struggente valzer malinconico del cuore, che lasciava intendere ai nostri occhi la capacità degli interpreti di tradurre lo sforzo fisico in gesti semplici , apparentemente riproducibili. Un pontile, un muro e dei lampioni, sono gli elementi essenziali e minimalisti del disegno grafico della scena, al servizio funzionale del rapporto fisico tattile tra le movenze del corpo di ballo in toto e lo stile di Monteverde. Un sapiente gioco di luci, delinea i confini corporei e la dimensione plastica del dinamismo coreografico. Fabrizio Monteverde, centra l’obiettivo ancora una volta, costruendo l’opera di Otello, attorno, dentro e fuori Desdemona, offrendo la percezione di una continua osmosi, tra eros e thanatos, passione e morte, attraverso il tema della gelosia. Una rappresentazione cara alla già conosciuta Biennale Danza di Venezia, al cui tema , body & eros, nel 2007, diede ampio respiro.Tanto quanto alle rappresentazioni scultoree fotografiche di Mapplethorpe, a cui , le immagini del corpo nudo brunito del cubano Josè Perez, evocano posizioni statuarie michelangiolesche piuttosto che attualissime pose ginniche da body building. Il contrappunto, è una Desdemona, squisitamente seducente, e fisicamente duttile. Conquista per bellezza e qualità interpretative, il ruolo affidato a Claudia Vecchi, ballerina scaligera per l’occasione , alla corte del Balletto di Roma, che , per mano sapiente del suo Direttore M° Walter Zoppolini, forgia un giovane Corpo di Ballo, qui rappresentati da dodici ballerini, dal temperamento e fervore tecnico dinamico. Particolarmente centrata la scelta della partitura musicale di Antonin Dvorak. sui cui accenti, il coreografo Monteverde, attribuisce scandendo con il linguaggio mimico dei gesti il significato delle parole nel dialogo tra i personaggi. Quindi, niente nudità ostentata per Otello-Josè. Piuttosto, la descrizione carnale attraverso la fisicità della sua gelosia istintiva dagli impulsi sfinterici primordiali. Quegli impulsi, sopravvalsi alla ragione, tanto da concludere , come all’inizio per Otello, con la provocazione del nudo petto di Desdemona sul finale , nel dualismo simbolico del sacrificio umano, prodotto dal processo simbiotico del senso di colpa, giustificato dal gesto dell’omicidio. Monteverde racconta, con il contrappunto della musica tardo romantica di Dvorak, l’intercambiabilità dei ruoli, rovesciando un lungo cappotto rosso e nero , double face, qui reso come oggetto simbolico e medium attivo tra le parti delle coppie dei ballerini, conducendo tutti noi a rivederci nei ruoli, di quella accecante rabbia. Uno sdoppiamento di tanti Otello e molte Desdemona, , nel perfetto dualismo tra le coppie, si concretizza attraverso i ruoli di Jago e Cassio, artefici con l’inganno di un evidente destino.

www.teatro.org – 29.01,2012 di Patrizia Blinco
LA DANZA DELLA GELOSIA NELL’OTELLO DI MONTEVERDE AL TEATRO DELLA LUNA
L’Otello di Shakespeare, il cinema di Fassbinder, la musica del tardo romanticismo di Antonin Dvorak e la danza di Fabrizio Monteverde. Il risultato di questo mix è la coreografia creata per il Balletto di Roma da Monteverde, andata in scena al Teatro della Luna di Milano in occasione del lancio della stagione di danza che si è inaugurata ad Assago dal 27 al 29 gennaio. Una piattaforma di legno che è la citazione di una banchina portuale, qualche lampione dalla luce soffusa, una parete alta su un lato del palcoscenico, contro la quale si scagliano i protagonisti di questa tragedia shakesperiana rivisitata in chiave più contemporanea dal coreografo toscano. Questa la scenografia dentro la quale viene sviluppata una intensa e dinamica coreografia nella quale i tre personaggi del celebre triangolo amoroso, Otello, Desdemona e Jago, vengono moltiplicati nel senso che tutti i ballerini diventano Otello, Desdemona e Jago. Questa celebre storia di passione, amore e gelosia, si trasforma insomma in un dramma collettivo nella quale tutti i danzatori diventano protagonisti, diventando degli alter ego dei personaggi principali, proiezioni delle loro passioni, una sorta di replicanti dei loro quotidiani incubi. O meglio i tre protagonisti ci sono e c’è anche Emilia, la moglie di Jago e ancella di Desdemona della quale spesso ci si dimentica, come anche di Cassio il generale contro il quale Iago fa nascere in Otello il sospetto di tradimento della bella Desdemona. Monteverde non fa altro che calare il racconto shakespeariano, che rimane comunque una storia di antagonismo e gelosie tra ufficiali di ambiente marinaresco (siamo comunque a Cipro e Otello è un generale dell’armata veneta che combatte contro i musulmani) in un altro spazio temporale facendo riferimento al film di Fassbinder il quale a suo volta si era ispirato ad un celebre e controverso libro di Genet in cui si racconta una torbida storia di omosessualità tra marinai. Ultima opera di Fassbinder dopo aver rischiato di vincere il Leone d’oro a Venezia, dove il presidente Marcel Carné lottò strenuamente per la sua vittoria, è stato censurato in Italia ed è uscito con un Brest in più nel titolo Querelle tagliato di parecchio. Detto questo l’Otello coreografato da Monteverde è impersonato dallo scultoreo Josè Perez che oltre a mostrare le sue doti fisiche (nella prima scena compare sul molo in penombra indossando un lungo cappotto di velluto nero con il quale gioca a scoprirsi, fino a mostrare al pubblico che è completamente nudo) in questo balletto mostra anche ottime doti interpretative, oltre naturalmente a quelle tecniche sulle quali nessuno già discuteva. Al suo fianco una intensa Claudia Vecchi nel ruolo di Desdemona, ballerina classica uscita dalla Scala, che però dimostra una grande sensibilità artistica nei confronti della danza più teatrale e moderna di Monteverde grazie anche alla sua fisicità molto coinvolgente. Ottimo e affiatato tutto il corpo di ballo formato dai dodici giovani danzatori, sei maschi e sei femmine, che danno il meglio di sé soprattutto nei difficili passi a due montati da Monteverde che ama mettere sempre in difficoltà i suoi danzatori, elaborando complicatissime prese e giocando sempre sull’interscambio tra i ruoli maschili e femminili. Nel senso che i passi a due possono essere eseguiti non solo da uomo e donna ma anche da due donne o da due uomini che danzano insieme, impersonando rispettivamente il ruolo maschile e quello femminile. Di grande impatto la danza eseguita sulle punte con tutte le danzatrici che giocano a fare il ruolo di Desdemona, facendo apparire e scomparire il noto fazzoletto che dà inizio alla celebre scena di gelosia, oppure la scena finale della morte in cui Otello soffoca Desdemona e anche tutti gli interpreti maschili diventano Otello e ripetono l’azione con le altre ballerine, trascinando i loro corpi omai esangui sulla scena, come dei manichini ormai senza vita.

Corriere della Sera – 29.01.2012 di Valeria Crippa
l’oTELLO DI mONTEVERDE, OPERA INTENSA E “DETONANTE”
Ai margini di un porto che s’ immagina sperduto nelle brume del Nord Europa, sotto la luce crepuscolare di lampioni che rischiarano i contorni bruniti di una banchina, l’ «Otello» di Fabrizio Monteverde si inchina – omaggio dichiarato – al cinema di Rainer Fassbinder, accostandosi per la terza volta, e con slancio sempre più detonante, al testo shakespeariano qui in dialettico contrasto con le musiche tardoromantiche di Antonín Dvorák (il coreografo marchigiano firmò nel ‘ 94 un altro «Otello» per il Balletto di Toscana, nel ‘ 96 una regia dell’ opera di Verdi). Una sorte simile a quella di Querelle – il protagonista del cult del regista tedesco che inseguiva la propria identità nei bassifondi del porto – tocca a Otello che finirà per trovare il suo lato più umano nell’ epilogo, liberatorio, dell’ omicidio di Desdemona. Fino ad allora resta però soggiogato dalle torbide schermaglie orchestrate dal servo Jago, un vortice di corpi ghermiti dal gioco bipolare dell’ eros sadomaso. Se incarnato dal cubano José Perez (foto), come nelle recite al Teatro della Luna (ultima stasera), il personaggio del Moro diventa un idolo bronzeo da venerare, con muscoli contratti dallo sforzo di reggere il potere per il potere, vittima inconsapevole dei propri istinti. Monteverde contagia il gesto di pulsioni, dilata le intenzioni dai protagonisti al coro dei danzatori, in un divorante «cupio dissolvi» che non risparmia alcuna fatica ai bravi danzatori del Balletto di Roma prestati alla causa con totale dedizione.

www.newsmag.it – 25.01.2012 di Livia Ranieri
Torino, estasiante l’Otello di Zappolini con José Perez
Un Otello estasiante, quello diretto da Walter Zappolini. Newsmag.it ha assistito alla prima di Torino ieri sera al teatro Colosseo (si replica oggi alle 21). Il balletto, coronato dalle musiche di Antonin Dvoràk, esprime magistralmente l’atmosfera della tragedia di William Shakespeare. Interpretato da José Perez con le coreografie di Fabrizio Monteverde, lo spettacolo si svolge in uno scenario unico durante tutta la rappresentazione: il porto. Un luogo di arrivi e partenze, dove tutto si annulla e tutto ha inizio. Le scene, scandite dalla musica, si susseguono una dopo l’altra e lo spettacolo in due tempi esprime metaforicamente la tragedia shakespeariana, enfatizzando i risvolti psicologici della vicenda e le emozioni dei personaggi, che si lasciano sopraffare dalle apparenze e non riescono a interpretare in maniera lucida la realtà circostante. Al centro di tutta la rappresentazione c’è ovviamente la storia d’amore tra Otello (José Perez) e Desdemona (Claudia Vecchi). Il loro sentimento, molto profondo e vero, viene strumentalizzato da Iago, che trama alle spalle di Otello e gli insinua nella mente il dubbio che la moglie Desdemona abbia una relazione con Cassio, suo amico e luogotenente con cui era partito da Venezia per Cipro. Una pièce emblematica e rappresentata egregiamente. La scena più importante è quella del fazzoletto, pegno d’amore regalato da Otello a Desdemona, che, giunto a Cassio tramite Iago, suscita ire e fraintendimenti, sfruttati da Iago per distruggere l’amore dei protagonisti e portare Otello a una gelosia tale da spingerlo a uccidere l’amata e poi a suicidarsi. L’opera si conclude con Otello che, una volta scoperto il tranello, si mette le mani al collo in preda alla disperazione, per farla finita dopo l’assassinio della moglie. Gli attori sono stati molto apprezzati dal pubblico torinese, che ha tributato loro un applauso sentito, prolungatosi fino alla chiusura del sipario.

www.teatro.org – 11.04.2011 di Federica Frison
SUCCESSO PER L’OTELLO DI WALTER ZAPPOLINI AL VERDI DI PADOVA
Sabato 9 aprile, all’interno dell’annuale appuntamento di primavera con la rassegna Prospettiva Danza, il Teatro Verdi di Padova ha ospitato il Balletto di Roma per la direzione artistica di Walter Zappolini, il quale ha portato in scena una rilettura dell’ “Otello”, celebre tragedia della gelosia di W. Shakespeare. E’ una gioia per gli appassionati di danza poter assistere a progetti tanto innovativi, quanto ispiratori di riflessioni ed emozioni. Ogni aspetto della messa in scena è stato pensato con l’intento di coinvolgere lo spettatore tanto da farlo sentire parte della vicenda, impotente osservatore della follia umana che la penna di Shakespeare ha descritto così pienamente, ma che la fisicità e l’espressività della danza trasmettono in modo ancora più efficace ed immediato. Le scenografie nella loro crudezza, così incisive e imponenti, restano mute di fronte alle passioni dei protagonisti che con i loro costumi – i geniali pesanti pastrani grigi e rossi dell’iniziale danza dell’amore-esaltano le lunghezze dei movimenti di Desdemona e la forza del Moro nel trattenere la sua amata. Le musiche di Dvorak sono alternate, nelle scene fra Otello e Iago, da un ronzio d’insetto, geniale stratagemma per simboleggiare l’insinuarsi del tarlo della gelosia nella mente del protagonista; ma è geniale soprattutto la straordinaria forza d’impatto della coreografia, ideata dal grande Fabrizio Monteverde e magistralmente resa dalla bravura dei 14 ballerini, perfetti nei passi a due, ma grandiosi nei momenti corali. Rimarranno nella memoria le lunghe e bianchissime gambe di Desdemona, Claudia Vecchi, ma anche la grinta e la tenacia dei movimenti di Azzurra Schena, nella parte di Emilia, che ha catturato la scena non meno della prima ballerina.

Gazzetta di Modena – 04.02.2011 di Laura Solieri
otello magistrale
Mercoledì sera al Teatro Comunale Pavarotti si è conclusa la stagione di balletto Danza Autunno con “Otello” di Fabrizio Monteverde interpretata dal Balletto di Roma, ispirata a shakespeare. Il sentimento della gelosia, la passione, l’intrigo amoroso, la menzogna, la vendetta sono gli elementi caratteristici di questa tragedia, ben incarnati dalla coreografia di Monteverde, carica di enfasi, passionalità, erotismo sempre latente, tra passi di sfida e seduzione che inciampano fra ambiguità e pulsioni. In un susseguirsi di balli di gruppo misti, alternati da splendidi passi a due si snoda la coreografia e la tragedia shakespeariana che si conclude con un Otello disperato e vittima dell’inganno che piange l’amata Desdemona, tra lo scrosciare degli applausi di un pubblico colpito.

Carnet Verona (web) – 01.02.2011 (Maria Teresa Ferrari)
UN OTELLO DALLA COINVOLGENTE SENSUALITA’
Felice apertura della sezione danza de “L’altro teatro” al Camploy, con il Balletto di Roma e la coreografia di Fabrizio Monteverde. Straordinaria inaugurazione della rassegna “L’altro teatro” al Camploy, mercoledì scorso con l’Otello di Fabrizio Monteverde, proposto dal Balletto di Roma, tra le maggiori compagnie italiane di danza contemporanea che ha da poco festeggiato cinquant’anni di attività. Un successo decretato anche da un pubblico entusiasta, generoso di applausi, cosa rara nella città scaligera. A firmare questa raffinata, intensa, passionale esplorazione contemporanea della tragedia shakespeariana, sulle intense musiche di Antonín Dvoràk, è Fabrizio Monteverde, uno dei nostri coreografi più apprezzati a livello internazionale.
… E’ un Otello che cattura e trascina in una trama dall’erotismo, che non ha paura di svelarsi e togliersi i veli. Grazie anche alla bravura e all’ottima sintonia degli interpreti.

Il Giornale di Vicenza – 25.01.2011 di Alessandra Agostini
Grande prova del Balletto di Roma al teatro Comunale
L’Otello danzante è crudo e brutale carnale e sanguigno
Ambientata in un porto notturno, l`opera firmata dal coreografo Monteverde lavora superbamente sui personaggi. Desdemona in testa
Carnale e sanguigno, appassionato e sensuale, crudo e brutale, coinvolgente ed emozionante. Così è stato l’Otello messo in scena con pieno successo sabato e domenica sera, al Teatro Comunale “Città di Vicenza” dal Balletto di Roma, con la direzione artistica di uno dei grandi nomi della danza italiana, Walter Zappolini, che lo ha fondato nel 1960, e con la firma di Fabrizio Monteverde, tra i più interessanti e creativi coreografi italiani. Ed è proprio a lui, sostenuto da un cast di danzatori come non se ne vedono spesso per livello tecnico e forza espressiva, che va il primo plauso per aver realizzato una riuscita e originale fusione tra l`opera shakespeariana e la partitura di Antonin Dvorak, sapientemente arricchita da richiami bizetiani e da inserti rumoristici di singolare suggestione e coniugata in uno stile contemporaneo dalla preminente matrice classica.

L’Arena – 21.01.2011 di Silvia Bernardi
Otello, l`eterna lotta, tra ragione e sentimento / Monteverde mescola con equilibrio classico, jazz e moderno: vivacissimi applausi al Balletto di Roma
Il Balletto di Roma non sbaglia un colpo e torna, a Verona con la sua garanzia, di successo. La sezione danza della rassegna L`altro teatro si è aperta con Otello, coreografia di Fabrízio Monteverde e musica di Antonin Dvoràk, un balletto palpitante di emozioni… …La musica di Dvoràk detta un taglio operistico con accenni lirici, soprattutto nelle coreografie d`insieme, dove l`intera compagnia del Balletto di Roma mostra la sua rinomata qualità interpretativa…. … Otello, un potente Vincenzo Carpino, cammina sul filo dell`eros, mostrandosi più uomo che personaggio; Desdemona, una superlativa Claudia Vecchi che ha tutto il carattere di una prima ballerina di una compagnia internazionale, gli risponde sul piano intimo mostrandosi in tutta la sua forza seduttiva… …Completano il quadro, che mescola soprattutto tinte cupe, i costumi dall`accenno fetish, per un risultato d`impatto, apprezzato dal pubblico del Camploy che ha salutato il Balletto di Roma con vivacissimi applausi.

Messaggero Veneto – 18.12.2010 di Elisabetta Ceron
Il Balletto di Roma a Pordenone nell’Otello versione Fassbinder
Lo spettacolo ritorna a Shakespeare, ma ispirato al film di Fassbinder Querelle l’Otello di Fabrizio Monteverde, coreografo e regista tra i piú solidi della danza italiana che rivisita con nuovo sguardo questo suo lavoro del ’94, in prima regionale al teatro Verdi di Pordenone. A interpretarlo, oggi, con ottima presenza scenica e altrettanta padronanza tecnica è il Balletto di Roma, storico complesso fondato da Franca Bartolomei e Walter Zappolini e con cui Monteverde – abbandonata la sua compagnia d’autore – collabora da quasi un decennio per un riuscito sodalizio artistico; un made in Italy di qualità, portavoce di una gestione culturale volta ad allestimenti agili e creatori esperti per nuove riletture dei classici. Cosí il triangolo Otello-Desdemona-Cassio viene ricalibrato dal coreografo sul giovane complesso che ben si adatta all’attualizzazione della vicenda ambientata in un porto di mare, zona franca da cui entrare ed uscire come luogo della mente e alla sua interpretazione tramite il linguaggio teatrale del corpo, esibito nei muscoli e fasciato da aderenti tessuti total black per una danza dal taglio contemporaneo ma dalle linee classiche. La narrazione agisce attraverso il movimento, nella drammatizzazione delle braccia (puntute e spigolose), nelle accelerazioni ritmiche (centrata la partitura di Dvorak), nel livello della danza (corale a terra o aerea nei passi a due), capace di addentrarsi nel conflittuale rapporto tra personalità solo apparentemente dissimili. La regia di Monteverde si concentra sulla malattia di Otello, vissuta come segno della sua diversità, e sul contrasto Ragione-Sentimento che immerge le scene in un’atmosfera di crescente malessere. Un senso di tragica condivisione si riflette nel ruolo del corpo di ballo che si fa specchio delle azioni dei protagonisti: sono momenti di forte impatto visivo quando le donne danzano con un fazzoletto in mano e giacciono a terra esanimi strette dalle mani dei loro amanti come replicanti di Desdemona e Otello. Inoltre, strumenti essenziali alla narrazione sono la banchina del porto, piano scenico per le figure acrobatiche di travolgenti passi a due e poi letto di morte, e il muro imponente che chiude la scena da un lato, simbolico sbarramento della mente nelle intenzioni dell’autore. Bravi tutti gli interpreti, dall’ottimo Otello di Vincenzo Carpino, all’intensa Desdemona di Claudia Vecchi, e l’intrigante Cassio di Placido Amante, tutti pervasi e spinti dalla passione nel cupo abisso della colpa.

Il Gazzettino – 18.12.2010 di Clelia Delponte
INTENSO SPETTACOLO DI DANZA DEI BALLETTO DI ROMA CON LE COREOGRAFIE DI MONTEVERDE
UN OTELLO FASSBINDERIANO CONQUISTA IL ‘VERDI”
Intenso, vibrante, disegnato a tinte forti e risolute. L`Otello firmato da Monteverde visto al Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone conquista senza mezzi termini. La ricerca intellettuale si sposa con quella estetica, la qualità del disegno coreografico trova rispondenza nell`ottima interpretazione di tutto il Balletto di Roma, le forti tensioni fisiche e drammatiche non si irrigidiscono mai e giocano tra l`alto e il basso della pedana/pontile, la verticalità della parete, il rapporto con il pavimento (suggestiva la danza a terra dell`inquietudine notturna che usa mani e ritmo), il tutto con un bel contrasto con le musiche struggenti e languide di Dvorak. Le coreografie di gruppo amplificano le tensioni emotive e fisiche dei protagonisti, esaltate dai costumi. Dapprima siamo in una società compatta e maschile con i lunghi cappotti neri, poi spunta il rosso del doble face che crea una forte contrapposizione estetica e simbolica: uomo/donna, amore/odio, fedeltà/gelosia, passione/morte. Desdemona è volitiva e sensuale: è lei a conquistare Otello attirata dall`ammiccante nudità virile, per poi ritrovarsi vittima delle proprie pulsioni con il seno scoperto, simbolo di un legame contrassegnato dalla passionalità pura, ma anche della fragilità della vittima nel momento in cui si dona (ma in questo caso anche prende) senza riserve. L`ispirazione fassbinderiana riporta a un mondo perduto, governato da passioni e inquietudini, da volontà di dominio e possessione. Le donne bevono e si ubriacano, le relazioni tra gli uomini oscillano tra atletico cameratismo (con i «giochi di fiducia» che diventano danza) e sensualità, che è però più compiacimento della propria virilità che vero trasporto per l`altro (tema tra l`altro molto forte anche in Querelle de Brest di Fassbinder). Spettacolo splendido.

www.persinsala.it – 11.05.2010 (Monica Scidurio)
Inaugurata giovedì 6 maggio, la quindicesima edizione di Adda Danza, … La visione di Monteverde è apparsa incentrata sulle figure maschili della tragedia; l’uomo quale focus della rappresentazione con la sua forza fisica e con la sua fragilità interiore, ma anche la predominanza sociale – che ai tempi l’uomo aveva rispetto alla donna. Occhi puntati, quindi, sulle figure di Otello, Iago e Cassio, interpretati rispettivamente da Giovanni Ciracì, Marco Bellone e Placido Amante. La stessa prestanza fisica è messa in risalto anche dalle coreografie: assistiamo a diversi passi a due – o a tre – tra i protagonisti maschili, che ne sottolineano l’intricato gioco di potere e di gelosie che anima la tragedia shakespeariana. Desdemona, interpretata da Claudia Vecchi, è in scena quasi esclusivamente insieme a Otello: solo un assolo per lei, dedicato alla perdita del fazzoletto, a evidenziare la simbiosi tra i due amanti. Nello splendido passo a due, intitolato L’Amore, vediamo infatti un gioco di disequilibri e di linee curve volto a trasmettere la passione tra i protagonisti della tragedia, ma anche la precarietà del loro sentimento, messo a dura prova dall’intrigo di bugie e malintesi. Durante i momenti d’insieme risaltano i costumi: i ballerini giocano con cappotti bicolore, creando effetti di luce, di linee e di forme; sembra quasi che il corpo di ballo si moltiplichi, e a livello visivo il colpo d’occhio è molto accattivante, in una scenografia pressoché scarna, i ballerini stessi diventano elementi di scena riempiendo il palco di curve e rimandi. Proposto in due atti, l’Otello di Monteverde è piaciuto al pubblico perché ha saputo fornire un punto di vista un po’ diverso della tragedia shakespeariana, decisamente più moderno.

L’Eco di Bergamo – 09.05.2010 di Pier Giorgio Nosari
APPLAUSI AD «ADDA DANZA»
DA OTELLO AL TANGO: STILE CONTEMPORANEO DI VITALITA E PASSIONE
I primi cinquant`anni del Balletto di Roma, tra una rivisitazione shakespeariana e una rilettura del tango. Così «Adda Danza» chiude il primo fine settimana della rassegna, alla Centrale Idroelettrica Taccani di Trezzo sull`Adda, da 15 anni spazio d`elezione del festival curato da Milan Oltre: con l`omaggio alla compagnia fondata nel 1960 da Franca Bartolomei e Walter Zappolini, oggi uno dei pochi punti fermi di una danza ridotta ai minimi termini, malgrado i talenti, dall’insipienza delle politiche pubbliche. Lo ha fatto con due «pieni» o quasi: con l’«Otello» di Fabrizio Monteverde e con «Contemporary Tango» di Milena Zullo. Sono le due (belle) facce del. Balletto di Roma di oggi. Da una parte c`è il postromanticismo di Monteverde, che torna su «Otello» sedici anni dopo la sua prima versione della tragedia shakespeariana. Allora Monteverde aveva esplorato le ambiguità del testo originale. … Qui si è gettati dentro una rete di pulsioni ed emozioni senza mediazioni. Monteverde riscrive una trama alternativa che respira al battito della suggestione del «Querelle» di Fassbinder, suggerendo un`ambiguità palpitante quanto distruttiva. E apre percorsi inediti, nuovi. E affascinanti.

www.ilbrigante.it – 05.03.2010 (Gabriella Diliberto)
DANZA D’AUTORE, “OTELLO”
…la banchina di un porto rappresenta quella zona franca dove raccontare attraverso il talento del Balletto di Roma tutto ciò che le passioni umane possono innescare. Le grandi capacità tecniche ed espressive di Giovanni Ciraci (Otello), Claudia Vecchi (Desdemona), Placido Amante (Cassio), Marco Bellone (Iago) e Azzurra Schena (Emilia), unite alle musiche di Antonin Dvoràk ed agli spettacolari costumi realizzati da Tailor‘s e Co, hanno valorizzato un lavoro coreografico già prezioso nel suo continuo equilibrio tra tradizione e originalità.

La Tribuna di Treviso — 25.02.10 (Roberto Lamantea)
«Otello», potente sensualità
… Otello del Balletto di Roma è stupendo. Ballerini splendidi, belli, precisi e appassionati per un lavoro che, senza tradire Shakespeare, trasforma la tragedia del moro di Venezia in un canto struggente sull’amore e il desiderio. Otello è bianco, la scena (di Monteverde) rinvia al porto di Querelle de Brest di Fassbinder, dove nessuno è straniero, diverso, barbaro. I colori sono forti, nero e rosso per danzare la passione, sottolineata dalla musica di Antonin Dvorák. Monteverde ha disegnato prese ruvide che di rado cedono alla tenerezza, anche se i passi a due – le danze d’amore – di Otello e Desdemona sono tra i duetti più emozionanti regalati dalla danza contemporanea italiana. Sono i passi a due le gemme preziose di un balletto dalla potente sensualità, dove i pensieri sono scosse del corpo, dove spiccano la forza e l’eleganza della composizione.

www.delteatro.it – 05.08.2009 (Silvia Poletti)
Otello del Balletto di Roma
… Monteverde si conferma capace di creare forti suggestioni visive e caratterizzazioni potenti anche con pochi dettagli gestuali – le mani danzanti ed espressive hanno grande importanza drammatica – e padroneggia un linguaggio di danza dove dominano le linee classiche, in una ricerca estetica che, seppure apparentemente “raggelata”, non abiura al teatro e al racconto. Il Balletto di Roma, si conferma compagnia di livello più che buono, con giovani e bravi solisti come l’interessante Marco Bellone, Jago, la bella e brava Claudia Vecchi, Desdemona, e l’affascinante Giovanni Ciraci, Otello.

Per info www.ballettodiroma.com

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