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Insalate ricche di vitamine, tè verde, alimenti arancioni per aiutare la melanina: in un attimo toniche e magre pronte per la prova costume.
Io e Stef guardiamo i nostri piatti (immaginando pance piatte) e ligie seguiamo i consigli del tg. Uff!
L’occhio va al cielo in una silente preghiera che sciolga lo strato adiposo per via metafisica, più che metabolica. Infatti troviamo le nuvole e, come spesso accade, le nuvole trovano i nostri pensieri.
Sdraiate tra prato e scalini sappiamo che per noi “la prova costume” è PROVARE UN COSTUME, il costume di scena, ovviamente. E il costume è un tutù sempre, anche a novant’anni. I tutù diventano le nostre nuvole di oggi o sono le nuvole a diventare tutù?
tutù insieme

Nel gioco dei bambini alla ricerca di come cambiano le nuvole, noi due seguiamo un filo invisibile di immagini della fantasia e poi quelle che cerchiamo nel laptop, sulla linea del tempo. Già fra il 1681 e il 1700 il costume di scena si alleggerisce; ma è nell’800 che c’è una prima vera rivoluzione: si rimodella l’abito elegante, il corpetto diventa aderente, magari scollato e la gonna vaporosa a più strati, sopra la caviglia, estremamente romantico (rimarrà questa versione, dal più lungo fino alle caviglie al dégas).
Nell’immaginario ottocentesco le ballerine fluttuavano per aria ed era quindi normale che una serie di indizi portassero a rendere impalpabili anche i costumi da indossare. Mostrando spregiudicatezza e audacia, sia nella parte superiore scoprendo le spalle ed evidenziando il seno, sia accorciando le gonne cosicché si vedessero spuntare caviglie e polpacci, non solo scarpette delicate. Nascevano le punte e il senso di sospensione diventava manifesto: tutto leggero, diafano, trasparente. La tecnica si concentrava molto sulla corretta esecuzione dei passi, che coinvolgevano il basso gamba; e il movimento delle gambe non poteva che divenire sempre più curato e mostrato, semplificando ancora il tutù (termine francese che indicava proprio questo abito da sera ottocentesco, rivisitato): famoso quello usato da Carlotta Grisi per Giselle nel 1841.
carlotta Grisi
taglioni silfide

Certamente La Sylphide e poi Giselle furono l’emblema del tutù vaporoso e bianco (da qui l’Atto Bianco dei balletti), da Maria Taglioni fino al tutù di Anna Pavlova che, indossandolo, diventa cigno morente e la rende icona irrinunciabile della ballerina: lunghe linee, piedi arcuati, collo chilometrico. Di lei parleremo ancora e ancora; la sua storia è bellissima e andrebbe raccontata a scuola come quella delle grandi donne nella Storia.

Anna Pavlova (Morte del Cigno, 1905)

Anna Pavlova (Morte del Cigno, 1905)

La costruzione coreografica e lo sviluppo della tecnica classica accademica, a un certo punto, richiesero più libertà di movimento e la possibilità di apprezzare le linee dei danzatori; mi viene in mente il trittico San Pietroburghese Petipa-Tchaikovsky (Bella addormentata, Lago dei Cigni, Schiaccianoci), tutù corti e virtuosismi.
E via… Il tutù è il casco da astronauta, il pallone per il giocatore, l’estintore per il pompiere. E’ il simbolo e lo strumento di lavoro, cucito artigianalmente da mani capaci, che ti fanno essere bellissima e “in ruolo”, senza che nulla ti fuoriesca inavvertitamente dal corsetto. Perché è tagliato su di te, sulle tue forme e sulla ballerina che sei o sarai per quella sera lì.
***
“A me piace fare lezione in tutù”, afferma Stef, ruminando. “Le trovo così belle le classi in studio con i tutù da lavoro! Tu, no?”.
Il tutù non è solo il costume di scena, ma un compagno quotidiano che ti assiste durante le prove; serve al tuo partner per abituarsi alla manipolazione nei “pas de deux”, per esempio, ed è consigliabile al corpo di ballo per calibrare la posizione delle braccia (leggermente appoggiate sopra) e per le distanze tra le danzatrici in fila.
“Diventa un vecchio amico spesso logoro e strappato, con tanti rammendi e tanta storia…” sospiriamo alle nuvole che si muovono sopra i nostri nasi.

(Paquita: bianco/rosso)
paquita 2
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“In effetti è quel genere di oggetto che rende parenti”, affermo consapevole che ci ho sudato, faticato, sono stata in ansia e soprattutto, ho danzato insieme a lui. Guardo e indico una nuvola.
***
Una volta sdoganati i tabù morali, legati all’eccessiva esposizione del corpo, i tutù sono stati tutto e il contrario di tutto. I costumisti hanno iniziato a sbizzarrirsi.
Flosci e lunghi, piattissimi e rigidi (quasi affilati) leggermente calanti davanti e dietro, corti per evidenziare le linee lunghe (amati da Balanchine), quelli a disco volante, aerodinamici (Forsythe in ‘Vertiginous’). Ci credereste che tra quelli che vediamo adesso e quelli degli anni ’80 del secolo scorso c’è già una grande differenza?!
Come cambiano le nuvole.
La moda estate tutù 2016 come li prevederà?
“Mangiamo l’insalata, Stef! E prendiamo ispirazione dalle nuvole per diventare impalpabili, leggere e piatte”.
Così ci piacciono i tutù.

foto in evidenza: Iana Salenko

M & S (Margherita Mana e Stefania Sanlorenzo)

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