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di Francesco Fra Peirolo

 

Scoprire l’hip hop è un po’ come guardare un albero.
Al primo sguardo noti la chioma, il tronco e se sei molto attento le foglie… solo con il tempo capisci che sotto la superficie ci sono le radici, e parliamo di radici lunghe quasi 50 anni.
Musicalmente influenzato dal jazz e dal funk dei primi anni 70, l’hip hop nasce come “manipolazione” della musica tramite il dj che ripeteva una parte della canzone con la tecnica del “merry go round” (dove, con 2 dischi di vinile dello stesso brano, attraverso il mixer “passava” da un disco all’altro ripetendo il pezzo del brano desiderato ).
Ma prima di tutto l’hip hop è una cultura.
Nel vero senso della parola, ha la sua musica, la sua impronta stilistica nel ballo, la sua letteratura, la sua moda, la sua filosofia di vita e il suo manifesto (“Peace, Love , Unity and Having Fun” cit. Dj Kool Herc ) . E’ diviso quindi in 4 elementi fondamentali:
Il Djing (l’arte di mixare)
L’ Mc’ing (Master of Cerimony ovvero colui che “parla” sul brano )
Il Bboying (o Breakdance)
Il Writing (l’arte dei graffiti)
Questo insieme di arti e principi si sono generati dal bisogno di ribellione da parte della comunità afroamericana nel Bronx dei primi anni 70, che per sfuggire al malessere politico e sociale del quartiere hanno scoperto questo modo di divertirsi e far divertire gli altri attraverso la musica.
Così è come è nato l’hip hop.
Ma torniamo al nostro micro-cosmo “danzereccio”… Si perché, non so i ballerini di danza classica e contemporanea, ma quelli dell’hip hop nel mondo non è che siano poi così tanti alla fine. Però c’è da dire che, quelli che sono, lo ballano in un modo un po’ tutto loro…
Ovviamente abbiamo anche noi le nostre regole e i nostri protocolli da seguire.
Diverse volte in passato mi è capitato di assistere ad insegnanti di hip hop improvvisati che muovevano la punta e il tallone a destra e a sinistra a mo’ di pupazzo meccanico inceppato. O altri che mettevano su un pezzo da gangster e susseguivano una serie di gesti da pistoleri ricreando quasi uno spaghetti-western. O altri ancora scuotere il sedere per un’ora… perché ora si fa così.
Eh no, dai.
Non è solo questione di essere dei duri, non è solo questione di essere sexy… e non è solo questione di copiare un movimento.

Come nella danza classica occorre un controllo del corpo fenomenale per poter non pensare più al gesto, ma semplicemente vivere la sensazione che la musica ti trasmette in quel momento.
Occorre un controllo notevole del corpo per poterci esprimere al meglio ed essere più chiari con le altre persone.
Personalmente faccio sempre il paragone con il linguaggio verbale: se noi parliamo emettendo versi e grugniti, come faceva la medio-borghesia paleolitica, difficilmente riusciremmo a rendere chiaro un discorso complesso ed ispirato.
Una delle cose che trovo magnifiche di questo ballo è che possiamo liberamente inventare le nostre proprie parole. Ed è una cosa che vedo anche nella danza contemporanea che personalmente ritengo, insieme all’hip hop, le due discipline più complete nel mondo della danza.
Per quest,o a parer mio, dovrebbero imparare l’una dall’altra per continuare a evolversi .
Con passione, coraggio e divertimento.

Si ringrazia per le foto e il video.

#iodanzo ricorda l’appuntamento con Fra e il suo gruppo.

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