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di Margherita Mana

 

Oggi parleremo di identità e danza. Poiché è cosa abbastanza complessa, mi scuso anticipatamente per i giri larghi o le scorciatoie che sarò costretta a prendere e vi giuro che rimarrò sul semplicissimo (che pretendete da me; sono pur sempre una ballerina).
La domanda che mi viene da porre, proprio oggi che piove e s’è svampato il forno, è: Che cosa traspare di noi quando danziamo?
Mi rispondo che non esiste niente e nessuno che non faccia trapelare cose di sé mentre sta danzando. L’identità è lo stato, la modalità, la storia, la cultura, l’estetica, le esperienze di un soggetto anche qualora esso sia un’opera coreografica, oppure un oggetto e non una persona.
Avete presente il film “American beauty”? In una scena c’era un sacchetto bianco di plastica che volteggiava in aria portato dal vento; si gonfiava e cambiava ritmo ed era l’immagine di qualcosa di inanimato che stupiva con una forma di intelligenza motoria che il caso, il vento o un dio gli aveva infuso. Ed era un sacchetto (dimensione e forma) di plastica (consistenza e peso), bianco, negli Stati Uniti degli anni ’90. IDENTITA’. Per non parlare degli oggetti che danzano nei film Disney…
La danza è una forma di relazione sociale importantissima e molto potente: dai riti tribali e religiosi a situazioni di festeggiamenti sociali e scarica stress… Mi sono persuasa che faccia già parte della nostra identità avere un percorso motorio comune, diciamo filogenetico; cioè “della storia evolutiva di un gruppo di organismi alla luce delle proprie relazioni reciproche”. Sì, lo so che la filogenesi contempla ere, ma non è forse questo ciò che nel tempo forma una parte della nostra identità, le nostre relazioni, le esperienze o quello che ci è stato insegnato? Quanto può essere intima e diretta una lezione di tango per esempio, dove devi capire e intuire l’altro; quanto è formante a livello identitario?
“Ciao, sono Marghe e ti intuisco”. E badate bene che non mi addentro in tutta la questione linguaggio perché ne usciamo, ma invecchiati.
Lo scoop vero è che tutti, ma dico proprio tutti, hanno un’identità danzerina. I più vedono la danza come una cosa da evitare nei villaggi turistici come la maledizione di Montezuma (come dar loro torto); in egual modo la invocheranno piuttosto di essere presenti al saggio della nipotina, a giugno… Che poi loro non son capaci, non sono portati e negheranno sempre e quasi tutti asserendo che mai hanno provato neanche una posa alla Michael Jackson, di fronte a uno specchio una sera a 16 anni, e che si sentivano moderatamente fighi. Mi appresto a elencarvi le scuse più alla moda quest’autunno/inverno 2018-2019:
– sono un sasso misto a una zappa, nella migliore delle ipotesi mi muovo come una carriola piena di fichi d’india.
– alle feste delle medie non mi invitavano mai e poi avevo judo/corso di minestrina di dado. Semi-cit.
– sono rimasto traumatizzato perché mi hanno deriso durante la festa di capodanno mentre affrontavo con baldanza un trenino Brigitte bardotbardot…
– sono rimasto traumatizzato nel vedere il nonno che invitava a ballare una che ” NON ERA LA NONNA”.
– ho la sciatica/ lordosi/ cifosi/ piedi a sogliola impanata.
– mi vergogno, no davvero mi vergogno che gli altri mi guardino; non c’entra che io abbia un bonobo che sbuccia le banane tatuato sul collo in tecnicolor e giri con le infradito a novembre perché faccio influencer, per favore non mi guardate (GUARDATEMIIIII).
– è da femmine, che poi mi vengono le sopracciglia ad ali di gabbiano. (Da sole)
-è da maschi: io preferisco il motocross, infatti giro col liberty 50cc. Rosa.
Poi invece ci sono quelli che ballano sempre e volentieri muovendo tutto, senza un progetto, senza costrutto martirizzando il ritmo e i menischi, ma senza giustificarsi mai e per il piacere di farlo. Io in genere li guardo incantata, li odio e li stimo, pensando che sono gli unici da cui accetterei entusiasticamente delle scuse per non farlo; ma perché sono una persona infingarda e subdolamente finta-gentile e questa è la mia identità.
Quel ballonzolare, quello slancio che dà vita a un piacere del corpo, che è ormai quasi solo valvola di sfogo e fa parte della nostra persona, è davvero qualcosa che ci rivela senza mezzi termini, senza schermi o schemi, diciamo “live” e senza i filtri che ci abbelliscano.
E tutto questo vi piaccia o no, fa parte di noi.

Ndr: vi allego “Eden”, il video di un pezzo dei Subsonica. Vi spiegano tutto loro.

 

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