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Parigi, 10 gennaio 2016

Sono giorni che si annuncia la grande soirée parigina del coreografo emerito Mats Ek, l’erede del Cullberg Ballet svedese (figlio di Birgit Cullberg), il danzatore figlio d’arte, forgiato di drammaturgia (padre famosissimo attore di teatro) e danza. Anche quella di Martha Graham, che gli ha fatto scoprire un’alternativa espressiva al suo sentire già decisamente complesso.

Coreografo di danza contemporanea per tutta la vita (per le più rinomate compagnie mondiali). Un magnifico settantenne con a fianco la donna e musa della sua vita, la ballerina spagnola Ana Laguna, un poco più giovane, che calca le scene con la delicatezza e il temperamento maturato negli anni con lui, nell’intimità di una vita e di una passione comune: il movimento danzato. I loro occhi brillano sempre. Un mezzo sorriso, quello che sembra interiore. Perché probabilmente lo è. Stelle del panorama internazionale, davanti a un pubblico che a sua volta celava stelle di altrettanta bellezza e proprio al Théatre des Champs ElyséesParigi, la città delle luci, dell’amore, del romanticismo; perfetta per uno spettacolo, “From Black to Blue, che sembra celebrare il senso più profondo della coppia in seno alla natura umana.

Uno spettacolo che offre al pubblico tre brani speciali: Axe (che vuol dire ascia), creato per Ana e il ballerino Yvan Auzely. In apertura i ballerini del Semperoper Ballet di Dresda in She was Black, 1994 su musica di Gorecki, e poi un famosissimo pezzo: Solo for Two, creato per Sylvie Guillem (presente in sala) e il fratello ballerino Niklas Ek, 1995 su musica di Arvo Part.

Il cambio di scena per il finale, che serve a introdurre il primo brano da me citato, avviene a vista. C’è un senso di continuità, un crescendo di emozioni che devono entusiasmare ma che fanno anche commuovere.

Questo lo posso dire. Perché un addio c’è, ma il mondo dei social si sono fatti travolgere dall’emotività.

Mats Ek dà l’addio alle scene con pieno diritto e lo fa esattamente come si è sempre comportato con elegante gentilezza, piena e consapevole generosità e indiscussa gelosia: ritira le sue coreografie. Se le porta via con sé. Punto.

Perché mai inalberarsi tanto?

Rimanerci male, magari sì, lo ammetto; anche io che lo sapevo, quando ho cominciato a leggere la notizia, quella che ha scatenato scalpore e agitazione, un poco ho pensato: “No! Non dovrebbe farlo”.

Mats ritira le sue coreografie. Decaduti i diritti, rimarranno i video, la memoria che il tempo consumerà come un vento che leviga le rocce? Nessuno riprodurrà i suoi passi, i suoi gesti…

Suona forte, ma vero e unico.

Come lui.

Bisogna cercare di vedere ciò che ci offre ancora una volta e che è il compendio di tutta una vita; e pensare che sia già tanto, perché è così.

Questo spettacolo è l’essenza di una vita. Non è una fine. E’ un commiato, certo.

Tuttavia ci sarà un tour, ci sarà il passaggio del testimone, ci sarà ‘un lago’ che conserva il ricordo, la memoria corporea di tanto magnifico lavoro (lui stesso ha usato la metafora dell’acqua). Ci sarà il segno indelebile di ciò che in tanti anni ha lasciato, cambiando il senso della danza. Una nuova tecnica che qualcuno sta già imparando in sordina e insegnando con discrezione.

Senza squilli di tromba, nessuno pensa che c’è sempre un domani, diverso, ma non per questo meno intenso. Ci sono progetti nell’aria, annusatela. Usate i sensi, se conoscete Mats Ek.

Mats è un artista, un genio, ma anche un uomo. Libero. Consapevole. Credo cocciuto, ma in grado di dare tutto se stesso in quello che crea. E sono 50 anni che lo fa! Non dovrebbe esserne geloso? Perché no?

Fa una scelta. Se non la si comprende, almeno va rispettata.

“Peccato…” commenta Eleonora Abbagnato.

E’ vero!  Ma ci si potrebbe concentrare su ciò che ci sta ancora regalando e fra due o tre anni vedremo. Godiamoci lo spettacolo, quale tributo migliore gli si potrebbe offrire?

Ek ha filtrato la realtà, non è fatto per l’astrattismo, e quindi un filo lega le tre coreografie, quello dell’umanità nel proprio essere e divenire. I rapporti fra uomini e donne (ricordiamo che la figura femminile è sempre molto importante…), i gesti del reale diventano danza. Gli affetti, le emozioni, la gestualità dell’amore o dell’incomprensione segnano il passare del tempo per gli uomini. Fino a quel senso di solitudine del secondo brano.

La sorpresa è nel finale della serata.

Nel brano “Hache”, in francese, la quotidianità è quella espressa da un uomo e una donna insieme. Lei vive i gesti ripetitivi delle giornate che potrebbero essere meno monotone e noiose, lui spacca la legna con un’ascia e sembra poterlo fare in modo esasperante all’infinito, finché non arriva la soluzione, da brivido.

Finale perfetto, perfino con ironia.

Mats Ek ce le ha mostrate le emozioni umane, viviamole tutte. La danza reclama i sensi. Il movimento è puro: “Con la parola dico: “fiore”, con la danza posso esserlo” (cit. Ek) e la musica è parte del tutto.

Applausi.

https://youtu.be/-kR0ghlt1kY (From Black To Blue)

https://youtu.be/JmpOxNHSKb4 (primo brano)

https://youtu.be/gMrdaV4WrjQ (secondo brano)

https://youtu.be/k33z-sksBS4 (AXE)

Stefania Sanlorenzo

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