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Nelle scorse settimane vi abbiamo parlato del progetto ‘Tecniche di danza moderna’, a cura di Caterina Rago, che abbiamo prontamente intervistato (qui potete leggere l’intervista completa).

Oggi diamo invece la parola a Maurizio Nardi, uno dei docenti che si alterneranno a Roma, nella sede dell’Accademia Nazionale di Danza, per insegnare i metodi Graham, Limon e Horton.

Lei è italiano, toscano per la precisione, ed è entrato nella Compagnia di Martha Graham nel 2002. Che cosa ha rappresentato per lei questo passaggio? Aveva vinto una borsa di studio per la scuola, giusto? Dove ha studiato precedentemente?
Sono di un paesino della campagna Toscana, nella Val D’Elsa che si chiama Certaldo, lí ho iniziato amatorialmente i miei studi all’età di nove anni, sotto la direzione di Margherita Guicciardini, non credevo certo all’ora che sarei diventato un ballerino professionista. È lí, che anni avanti, ho iniziato i miei studi di Graham con Deanna Losi, coreografa e insegnante, già borsista presso la scuola della Graham di NY.

Questo progetto, Tecniche di danza moderna, che la vede coinvolto, quali prospettive reali pensa che abbia per i giovani allievi? Quali ragioni l’hanno spinta a partecipare?
Ha la prospettiva di approfondire gli studi sulle radici della danza contemporanea. Caterina Rago è una meravigliosa danzatrice e un artista che rispetto molto, trovo che il suo sia proprio un bel progetto e sono onorato di farne parte. Di solito quando si parla di Graham o di altre compagnie americane, si tende sempre a portare nomi stranieri… come se l’Italia non si fidasse dei propri artisti che hanno fatto carriera altrove…

Parlare di Graham, come di Limon e Horton è molto significativo. Potrebbe quindi parlarci della TECNICA? C’è un modo specifico di concepire fisicità e movimento. Tutto ruota intorno al corpo che danza. Come? Come lo ha vissuto e come lo trasmetterebbe adesso in una classe di danzatori che stanno facendo già un percorso formativo.
La technica Graham non e’ semplice da apprendere, c’è prima da conoscere la meccanica degli esercizi e poi usarli per dare forza ed elasticità al corpo in modo da renderlo un veicolo d’espressione. Credo che, come in tutte le tecniche, sia importante capire come si muove il proprio corpo, quali sono le proprie limitazioni fisiche e le qualità cosi da trarre pieno vantaggio dal training… non forzare il corpo in posizioni statiche ma lavorare con coscienza ed intelligenza.

Lei viene dalla danza classica, dalla collaborazione italiana con Carla Fracci e Beppe Menegatti, poi arriva a New York e che cosa succede? 12 anni nella Martha Graham Dance Company lasciano sicuramente il segno.
L’Esperienza Fracci-Menegatti è una di quelle esperienze che porterò sempre nel cuore. Fu proprio durante un audizione per un loro progetto che Luc Bouy mi suggerì di andare a completare il mio training in America… Al tempo ero diciottenne e già studiavo Graham con Deanna Losi. Così alla prima opportunità sono partito con la Broadway Tours di Roma per tre settimane a NY dove studiavo alla Graham and Joffrey Ballet. Durante quel viaggio ho vinto la borsa di studio per tornare alla scuola Graham dove poi sono rimasto… ed il resto è storia.

Consiglierebbe sempre una buona-ottima base classica? Oppure oggi un danzatore può affrontare la danza contemporanea con le tecniche Graham, Limon, Horton, partendo proprio da lì?
Credo che un danzatore possa ricevere una buona formazione tecnica dalle discipline moderne, il problema è che non sono purtroppo accessibili come lo è la danza classica.

Ritiene che la danza contemporanea (argomento vasto e piuttosto complesso) abbia sentito l’influenza di queste scuole o si sia evoluta diversamente, in Italia? E quindi, oggi, c’è una distinzione netta fra danza moderna e danza contemporanea?
La technica Graham è sempre stata contemporanea, poi la si è definita ‘moderna’ come per distinguerla da una nuova corrente di stili ‘meno impegnati’??

Non riesco a darne una definizione. L’unica spiegazione che trovo è che Martha non c’é più e le sue creazioni sono adesso riflessioni di un’era passata. Fosse ancora in vita non ci porremmo questo dilemma. Per quanto riguarda L’Italia non so quanto si sia preso dalla Danza moderna Americana del ’20 secolo… Forse niente o forse tutto, in rigetto.

All’estero le Compagnia sono molto diverse rispetto a quelle presenti sul territorio italiano. Un progetto come questo comincia dai ballerini per aprire a uno sguardo sul futuro più ampio e duttile, anche per i fruitori dell’arte coreutica, lo ritiene realistico?
Certo! Qui in America molto spesso non sono le istituzioni a portare progetti alla realizzazione ma gli artisti stessi… Come nel caso di Caterina, col desiderio di condividere alcune delle più importanti radici dell’arte coreutica Americana con il proprio paese…

Andiamo sul tecnico. Che cosa significa: contrazione, rilascio e caduta a terra? Cioè cosa implica conoscere bene la tecnica? Ci piacerebbe lo spiegasse a chi leggerà questa intervista.
Trovo che sia una cosa difficile da spiegare a chi legge. Un mio insegnante, anni fa, mi disse che a differenza di un pittore o di un musicista, il ballerino, come artista, è svantaggiato. Il musicista pratica la sua arte con uno strumento, il pittore con colori e pennelli, il ballerino, ancor prima di praticare la propria arte deve costruire il proprio strumento. La tecnica e il suo studio è la base per costruire il nostro strumento.

Noi di iodanzo.com ci occupiamo di danza e comunicazione. Il corpo, il movimento, le potenzialità espressive…. Una coreografia deve comunicare al pubblico qualcosa di tangibile, non necessariamente in senso narrativo, certo! Che cosa ne pensa?
Sono pienamente d’accordo.

Ritiene che sia più facile comunicare con il pubblico attraverso il repertorio accademico classico o attraverso la danza contemporanea?
Trovo che il fondamento principale della danza contemporanea sia proprio quello di farsi strumento di un espressione nella quale il pubblico si può più facilmente riconoscere, più reale e concreto.
Non vedo l’ora di fare questa esperienza, come Caterina, e di condividere la mia arte con il mio paese e i miei compaesani.

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