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La danza rappresenta una forma d’arte caratterizzata dalla necessità di possedere grandi doti sportive, atletiche, tecniche, anatomiche ma anche mentali. Per chi vuole danzare è necessaria la consapevolezza che l’iter formativo non sia privo di difficoltà e richieda idee chiare, motivazione e determinazione per poter raggiungere il proprio obiettivo. Non sono scelte da prendere alla leggera. Il ballerino è un atleta, un artista, una persona e nessuno di questi aspetti può essere sottovalutato. Ma è necessario considerare le sue competenze proprio in questo ordine?

Da quando nel 1860 G. T. Fechner pubblicò il primo trattato di psicofisica, la psicologia è stata applicata a tutte le età evolutive, a tutte le attività dell’uomo e a tutti gli aspetti della vita: dal gioco, al lavoro, all’amore… alla morte. Essa studia l’essere umano, le sue azioni e reazioni, attraverso i meccanismi della mente e della sfera affettiva. Risulta pertanto particolarmente adatta a ottimizzare tutti gli aspetti formativi dell’atleta/artista.

Attraverso la lente dell’ingrandimento psicologica possiamo cosi considerare il ballo come una tecnica (osservando ogni gesto), un outing (considerando il vissuto da cui scaturisce), un linguaggio (leggendo l’associazione delle “lettere passi” che ne permettono l’espressione). Ogni danzatore affronta infatti innumerevoli sfide quotidianamente tecniche ed interiori: la sua crescita artistica dipende dalla sua capacità di superare il proprio limite, esattamente come ognuno di noi nella propria quotidianità. Egli manifesta un insieme di emozioni che prendono forma realizzando una gestualità pura, irripetibile. Non esistono grandi regole o schemi che permettano di restringere il campo d’azione, la danza è fantasia, emozione espressa attraverso il gesto tecnico, è passione incontenibile che sfocia da dentro. Possiamo quindi avere di fronte una piccola danzatrice, un artista affermato, un ballerino dell’Operà ma è probabile che tutti provino la stessa passione dentro.

Per comprendere e scegliere di affrontare tutto questo bisogna aver sperimentato almeno una volta tale brivido al fine di poter dare valore ed esaltazione alla naturale ricchezza di un ballerino. Sono convinta che questo sia il mandato più bello che uno psicologo dello sport possa far suo.

 

CAMPI D’AZIONE

Nella mia esperienza lavorativa spesso risulta difficile spiegare come lo psicologo possa essere empaticamente d’aiuto ed adatto a rispondere alle esigenze di un atleta. A volte infatti la prima difficoltà insorge nell’imparare a riconoscere le proprie necessità. Di quali bisogni stiamo quindi parlando?

Immaginiamo il quadrato di Vaganova: un metodo di orientamento nello spazio adottato nella scuola russa di balletto dalla grande insegnante Agrippina Vaganova a partire dal 1917. La docente ha assegnato un numero progressivo alle otto direzioni principali dello spazio, iniziando dal verso in cui si è normalmente rivolti: lo specchio in sala danza, il pubblico in teatro. “Il pubblico” corrisponde al numero 1, l’angolo anteriore destro al 2, la parete a destra al 3, l’angolo posteriore destro al 4, il fondo della sala o il sipario al 5, l’angolo posteriore sinistro al 6, la parete sinistra al 7, l’angolo anteriore sinistro all’8. In esso è possibile inscrivere i principali campi d’azione in cui opera lo psicologo dello sport nell’ambito della danza. RATE (dall’inglese valutare) è l’acronimo che ho scelto per riassumere la molteplicità di lavoro che si possa affrontare insieme. Recupero (riabilitazione post infortunio o in seguito ad uno stop dell’attività di lavoro), Apprendimento (incremento e sviluppo di una memoria corporea), Tecnica (analisi, ottimizzazione, verifica e mantenimento di tutti gli aspetti che creano una differenza tra la prestazione potenziale e la prestazione realmente espressa), Espressione di un emozione (conoscerla, comunicarla, condividerla).

Ognuno di questi aspetti può essere considerato e reso consapevole, nonché ottimizzato attraverso numerose e significative tecniche che resteranno poi bagaglio dell’atleta. Attraverso l’analisi infatti si concorda un intervento e la verifica del suo effettivo funzionamento così da poterlo mantenere nel tempo.

 

METODO

Fondamentale risulta la scelta di un professionista che sappia stabilire un empatia ottimale, che abbia cioè l’abilità di mettersi nei panni dell’altro (o di riconoscere che quel punto di vista rappresenta la sua verità), che sappia astenersi dal giudicare (non facile in quanto piace ad ognuno di noi), che riesca a riconoscere le emozioni nelle altre persone e a comunicargliele (cit. Teresa Wiseman). Solo in questo contesto di contatto è possibile sviluppare una condivisione formativa. Una scelta dimostratasi vincente risulta l’adozione del modello del costruttivismo secondo cui la realtà non può essere considerata indipendente da colui che la osserva dal momento che è proprio l’osservatore che le da senso partecipando attivamente alla sua costruzione. Sarà quindi possibile modificare lo stato mentale di un ballerino intervenendo sulla novità, sull’arricchimento o miglioramento continuo e sull’esercizio. Diventano così fondamentali, come suggerisce il Prof. Giuseppe Vercelli, le seguenti 3 direttrici: Ascolta e dimentica (10% del processo), Guarda e ricorda (20% del processo), Fai e capisci (70% del processo). L’atleta, protagonista della realtà che lo circonda, può così imparare a creare situazioni funzionali a se, vedendo ciò che gli altri non vedono. Solo il danzatore stesso può essere pienamente consapevole della sua esperienza e scegliere di esperire esattamente quella che vuole provare.

Non resta dunque che provare ad allenare anche la mente! Renderla una cosa sola con il corpo è la sfida che ogni atleta deve far sua e che ogni artista deve raccogliere per imparare a vivere con emozione ed a trasmettere tutto se stesso in ogni passo. Perché accontentarsi di essere un danzatore professionista, quando si può diventare il migliore?!

 

A cura della Dott.ssa Melissa Balbo
Psicologa – Specializzata in Psicologia dello Sport
Diploma biennio specialistico presso Accademia Nazionale di Danza

mail: psicologianelladanza@iodanzo.com

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